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Questo articolo è stato pubblicato il 20 febbraio 2011 alle ore 08:15.
Il valore dell'unità nazionale non è in discussione. Sul federalismo e i suoi effetti invece gli italiani sono divisi. Sono questi i risultati più rilevanti di un recente sondaggio realizzato dal laboratorio di Analisi politiche e sociali dell'università di Siena. Quasi il 90% degli intervistati pensa che l'unità nazionale sia un fatto molto o abbastanza positivo. L'81% dichiara di provare una forte (54%) o moderata (27%) emozione quando sente suonare l'inno nazionale. Su questo sentimento non si sono differenze tra i cittadini di centro-sinistra e quelli di centro-destra. Quel che lascia perplessi è piuttosto la scarsa conoscenza della storia patria. Solo la metà del campione intervistato ha sentito parlare del 150esimo anniversario dell'unità. Solo poco più di un terzo ha indicato con precisione l'anno dell'unificazione. Tra quelli che non sanno indicare una data il 34% la colloca addirittura dopo il 1900. Per Roberto Benigni c'è ancora un grande lavoro da fare.
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Il sentimento nazionale non cancella la consapevolezza che l'Italia continua a essere caratterizzata da una profonda frattura tra Nord e Sud. Eppure la percezione di questa divisione non arriva al punto da mettere in pericolo l'unità del paese. Infatti solo il 15% degli intervistati dichiara che «Nord e Sud dovrebbero dividersi perché troppo diversi tra loro». È sorprendente che su questo giudizio pesi poco il fattore geografico. Infatti scomponendo il dato nazionale per area si scopre che solo il 18% dei cittadini del Nord vorrebbe la separazione contro il 15% di quelli del Sud e poco più del 10% di quelli che vivono nelle regioni del Centro. Questo risultato è ancora più interessante se si tiene conto che quasi il 40% dei cittadini del Nord ritiene che il Mezzogiorno sia un peso per lo sviluppo del paese. Evidentemente per molti residenti delle regioni settentrionali un giudizio negativo nei confronti del Sud non si traduce automaticamente in un atteggiamento favorevole alla separazione. Ma non si traduce nemmeno in una disponibilità incondizionata a fornire aiuto alle regioni meridionali.