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Questo articolo è stato pubblicato il 21 febbraio 2011 alle ore 06:37.
Da fine dicembre al 31 marzo; da fine marzo al 30 aprile: i proprietari delle case fantasma guadagnano un mese in più per accatastare gli edifici non dichiarati. Il decreto milleproroghe (Dl 225/2010) non è ancora convertito in legge, ma il testo non cambierà alla Camera, dove inizia domani il suo cammino. Ecco allora qualche indicazione per gli ultimi ritardatari.
La prima mossa è verificare sul sito dell'agenzia del Territorio (o all'ufficio provinciale) se l'immobile di cui si è titolari è uno di quelli sui quali sono state rilevate anomalie: per farlo, serve l'identificativo della particella catastale (la porzione di mappa) su cui si trova il fabbricato.
A volte la sovrapposizione tra fotografie aeree e mappe catastali ha evidenziato come irregolari situazioni che non lo sono: tettoie mobili, teloni per l'agricoltura, lavori edilizi appena iniziati. In questi casi di "falso allarme", basta inviare all'ufficio provinciale dell'Agenzia il «modulo di segnalazione di incoerenza», con l'assistenza di un tecnico, come un geometra.
In caso di "vere" violazioni, invece, bisogna incaricare il professionista di eseguire l'aggiornamento del catasto terreni (con il programma Pregeo) o della dichiarazione dell'immobile al catasto edilizio urbano (con la procedura informatica Docfa). Sono queste dichiarazioni – Pregeo e Docfa – a dover essere presentate entro il 30 aprile per rientrare nel termine.
Per un immobile di 100 metri quadrati, la parcella del tecnico si può stimare in circa 1.300-1.500 euro, a cui bisogna aggiungere le sanzioni per il ritardato accatastamento, in genere applicate al minimo dal Territorio: oggi quelle per il Docfa vanno da 258 euro a 2.066 euro per unità immobiliare. Il vantaggio è che con il Docfa si propone una rendita e si evita la richiesta automatica dei quattro anni di imposte attretrati, che scatta quando viene attribuita la rendita presunta: così, invece, il fisco dovrà agire singolarmente.
I proprietari di immobili non dichiarati, però, devono porsi anche il problema della regolarità edilizio-urbanistica, su cui vigila il Comune e non l'agenzia del Territorio. Oggi si possono sanare solo le irregolarità formali, cioè gli interventi che sono stati realizzati senza Dia o permesso di costruire pur essendo in linea con la legge, il piano regolatore e i regolamenti locali. In questi casi si può ottenere la sanatoria ordinaria, pagando un'oblazione che va da 516 euro in su.