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Questo articolo è stato pubblicato il 21 febbraio 2011 alle ore 15:24.
Un paio di mezzi golletti, un paio di sputi certi ma non certamente documentabili e siamo ancora qui a parlare di cupole. Come a Monopoli - attenzione, abbiamo detto Monopoli non Calciopoli - quando peschi dal mazzo degli imprevisti: vai in prigione, perdi un giro. O due, o tre come Lavezzi. Che di sicuro ha sputazzato, ma non abbiamo ancora capito se abbia confessato. Ma tanto non è mica quello il punto: come è stato giustamente scritto da altri, qui la responsabilità non è di chi vigliaccamente sputa, ma di chi documenta lo schizzo di saliva. Da quale pulpito, insomma, da quale telecamera.
Di sicuro era irregolare il gol di Robinho perchè c'è stato l'evidente braccino; non ci piove nemmeno sul fatto che fosse viziosa la deviazione di Ranocchia sabato sera. Tutto il resto è questione di gusti: possiamo considerarli errori di chi dirige le partite, resi più evidenti dalla perversa coincidenza temporale, o crimini contro lo sport e prova del potere che tutto controlla. Vincono tutte e due così, il Milan e l'Inter, partite che sono più battaglie nel fango della mediocrità che non balletti calcistici. Ma è un fatto che agli scudetti si arrivi anche in questo modo, in tutto il mondo e quasi in ogni sport, facendosi brutti quando serve e raccogliendo regali altrui, non necessariamente degli arbitri come in questo caso. Tra una settimana quando il Napoli andrà a trovare il Milan, ne sapremo qualcosa di più: ma non aspettatevi discorsi troppo calcistici, impegnati come siamo a schivare sputi e sospetti.
Poi c'è sempre qualcuno che rimarca, con tutta la malizia del caso, che nel giorno del 25° anniversario di matrimonio tra Silvio Belusconi e il Milan, il Diavolo non poteva che vincere così, con una rete irregolare. Nessuno ha colpa, siamo figli di questa cultura e abbiamo imparato dai padri della stessa che a pensar male si fa peccato, però... Tuttavia guai ad azzardarsi a dire che sul piano strettamente calcistico e numeri alla mano, Berlusconi è stato un grande presidente. Il vizio è di fondo: non esiste un piano calcistico.
È una realtà complessa come questo paese incomprensibile, una treccia che è impossibile dipanare alla ricerca di un filo d'oro. Perchè di fronte ad una affermazione di questo tipo non manca mai quello che alza il ditino e fa notare come ci sia quella storiella processuale di fondi neri per l'acquisto di Lentini, quei dieci miliardi di lire allungati in nero a Borsano, reo-confesso. E poi ci sia stata anche un assoluzione per prescrizione, ma non è certo questo il punto. E poi arriva quello che parla dei magheggi delle plusvalenze tra Inter e Milan, o magari della storia delle azioni della Saras. E poi si finisce alla Telecom e alle intercettazioni e a Tronchetti Provera. E quindi allo stalliere del re, Luciano Moggi e Calciopoli. Questa volta avete letto bene, Calciopoli e non Monopoli. Alla fine ti trovi inevitabilmente a domandarti quando sia stato e se ci sia mai stato uno scudetto pulito. Anche in questo caso la risposta è solo questione di gusti. Ma è inutile sputarsela addosso se non ci sono telecamere in giro.