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Affittopoli? Albertini e Salvini difendono Moratti: non può controllare tutto. Dario Fo assolve Pisapia

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Questo articolo è stato pubblicato il 23 febbraio 2011 alle ore 16:54.

Il caso affittopoli (cosiddetto) a Milano arriva nel pieno della campagna elettorale per il sindaco. E coinvolge, in modi diversi, personaggi politici di spicco in città di entrambi gli schieramenti. C'è anche il caso di Giuliano Pisapia (candidato sindaco per il centrosinistra), la cui compagna è affittuaria di un appartamento di proprietà del Pio Albergo Trivulzio. Lui ha già chiarito di essere «stato attaccato per una vicenda» che non lo «riguarda direttamente e che risale a più di vent'anni fa». E di non avere «mai abitato nella casa di cui si parla sui giornali», avendo «un appartamento di proprietà dove vive da quarant'anni».

«Giuliano Pisapia è stato tirato per i capelli», sottolinea l'eurodeputata Pd Patrizia Toia, «perché la questione non riguarda lui personalmente e non si tratta nemmeno di una situazione di privilegio». In ogni caso, sottolinea l'ex ministro, «chi può deve andare sul mercato». Pisapia «è stato molto chiaro e corretto, è emerso che da parte sua non c'è stato nessun abuso perché non era lui il destinatario del contratto e la questione nasce prima che lui cominciasse il rapporto con l'attuale compagna». Detto questo, timori per possibili conseguenze sulla campagna elettorale del candidato sindaco? «È l'ennesimo episodio - risponde Toia - che contribuirà a creare nell'opinione pubblica l'idea che il mondo della politica sia un luogo di privilegi staccato dalla gente». Ma c'è un dato positivo: «Che si faccia chiarezza. Perché è chiaro che qualcuno ha mancato nella vigilanza e nel pretendere maggiore trasparenza». Insomma, «si arriva tardivamente a cercare una soluzione, avrebbero dovuto agire prima». Quanto al futuro l'esponente Pd ritiene che servano «politiche chiare per la gestione di questo patrimonio. Parte del quale dovrebbe essere destinata ad attività affittuaria calmierata, ma attraverso criteri rigidi perché gli alloggi siano assegnati a persone che ne hanno effettivamente bisogno. La gran parte degli appartamenti potrebbe essere destinata a una politica affittuaria commerciale in modo che il ritorno dei profitti vada ad aumentare le risorse per politiche sociali, per gli anziani soprattutto».

È perplesso Gabriele Albertini

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. «Ci sono situazioni che balzano agli occhi», nota l'ex sindaco di Milano, «persone famose e importanti come Carla Fracci o come la presidente dell'ordine degli architetti Volpi che - rispettivamente - per un appartamento di ampie dimensioni in via Della Spiga e per un attico di 200 mq pagano somme irrisorie». Tutto ciò corrisponde alla «logica della politica dei professionisti e non a quella della politica professionale. Nel primo caso il politico agisce solo per il proprio interesse, utilizzando il potere, nel secondo fa il suo lavoro per il bene della collettività». E non c'è alcun dubbio, dice l'eurodeputato, «che il bene del Pio Albergo Trivulzio sia la massimizzazione del profitto del patrimonio in modo da garantire l'indipendenza economica dell'ente e la sua missione istituzionale di assistenza ai bisognosi e agli anziani». L'artimetica dimostra che «che non c'è stata una politica professionale». Colpe? Albertini assolve Letizia Moratti, perché «il controllo non spetta al sindaco, ma agli organismi di garanzia interni». I cittadini «se la prendono con chi viene eletto, ma spesso i favori sono elargiti dalla burocrazia, con condizioni che vengono reiterate nel tempo e scarsi controlli». Albertini non crede in un grosso spostamento di voti a seguito di queste vicende, magari a favore del Terzo polo, perché anche se dall'area Fli sono stati «fautori dell'operazione di trasparenza in atto e nella vicenda non sembrano essere coinvolti ex aennini, è difficile che nella sostanza cambi un orientamento stabile, come quello degli elettori milanesi».

Si dice particolarmente colpita dal caso Carla Fracci, ma per ragioni opposte rispetto a quelle sostenute da Albertini, la senatrice Pdl Ombretta Colli. Che sottolinea come i casi «debbano essere vagliati singolarmente, uno per uno». E si dice «particolarmente colpita dal caso dell'ex prima ballerina della Scala «che pagava un affitto di 4.300 euro». Insomma non proprio una bazzecola. E poi, dice l'ex presidente della Provincia di Milano, «occorre capire in quali condizioni siano gli appartamenti». E sullagestione del patrimonio immobiliare degli enti la Colli sostiene la necessità di politiche chiare. «O vengono regalati a cittadini che ne hanno realmente bisogno oppure si mettono a reddito per fare cassa». La sentarice propone di utilizzare gli appartamenti più grandi per sollevare situazioni di emergenza magari di più persone anziane. Quanto ai riflessi puramente politici affittopoli, dice Colli «è diventata una questione bipartisan, riguarda tutti gli schieramenti. E questo ci consente di affrontare i fatti con una maggiore serenità». Dunque: «c'è poco da far bandiera. E poi da qui a maggio (quando si voterà) verrà fatta chiarezza».

La Lega è fiera che «a nessun titolo siano usciti nomi di uomini del Carroccio convolti nella vicenda». Lo dice l'eurodeputato e consigliere comunale a Palazzo Marino, Matteo Salvini. Che sottolinea: «questo i milanesi lo hanno notato». Ora «occorre distinguere tra chi è entrato pagando un prezzo congruo e chi invece ha ottenuto gli alloggi con spintarelle». Conseguenze nella campagna elettorale e poi nel voto per il sindaco di Milano? Salvini ritiene che quanto è accaduto «danneggi un po' di qua e un po' di là, anche perché qualcuno tra i cittadini può rimanere schifato». Insomma «non verranno punite la destra o la sinistra», il rischio piuttosto è che «la gente si possa allontanare, schifata da quanto vede». Nessu timore da parte della Lega per una crescita del Terzo Polo, perché «a Milano è una categoria dello spiirito, essendo nato per questioni romane». Letizia Moratti? «Non ne risentirà», dice Salvini perché «non ha mai coperto le magagne». L'esponente del Carroccio si spinge oltre e precisa: «spero non ne risentirà nemmeno Giuliano Pisapia che in realtà non ha alcuna colpa personale». La Lega intanto continua a contare «sulla buona memoria dei milanesi. Perché siamo stati noi i primi a chiedere le carte al Pio Albergo Trivulzio e al Policlinico. E questo la gente ce lo riconosce».

Dario Fo, prima di qualunque dichiarazione, fa una precisazione: «Il tema in gioco è molto delicato». Poi sottolinea come «positivo» il modo con cui Giuliano Pisapia si è comportato, «non come i politici di professione che minimizzano o negano». Ha sottolineato «di aver commesso un errore nel sottovalutare la questione e nel non non essere interventuto prima». Tutto questo, nonostante l'appartamento in questione «fosse stato assegnato alla compagna, anzi all'ex marito dell'attuale compagna prima che loro si conoscessero». Insomma a Pisapia, secondo Fo, va il merito di non aver fatto il Ponzio Pilato. E questo «in un elettorato particolarmente attento al modo di comportarsi dei politici non è sfuggito», perché «la gente vede subito la differenza tra chi sfugge e cerca di capovolgere la situaizone e chi ha il coraggio di ammettere uno sbaglio». Quanto ad affitti e vendite di immobili a prezzi stracciati Il premio Nobel se la prende poi con «gli amici della destra». E cita «la furbizia degli scaltri cattolici», di Roberto Formigoni in particolare, che «ha invitato a evitare una caccia alle streghe».

Sul fatto che lo scandalo di affittopoli possa produrre una nuova disaffezione al voto sono più o meno tutti d'accordo. La pensa così anche lo spin doctor Marco Marturano. Anche se «la cosa è stata montata per danneggiare una parte e arrivare a Pisapia, alla fine è diventato un problema bipartisan». Perché, spiega Marturano «ha riportato davanti agli occhi di tutti la questione del presidente della commissione urbanistica del comune di Milano colto in flagrante con una tangente di 5mila euro, quella dell'assessore all'ambiente che insidiava delle signore e quella su licenze e controlli nelle discoteche che ha coinvolto personaggi legati a questa amministrazione comunale». Ma c'è dell'altro, indica lo spin doctor. Perché «quanto emerso tocca un luogo simbolo di Tangentopoli: il Pio Albergo Trivulzio, appunto. E alcune di queste vicende - si è scoperto- risalgono esattamente a quegli anni» (gli anni di Mani Pulite, ndr). È come dire che «tangentopoli non ha prodotto nulla, che la cosa non si è risolta, anzi si è moltiplicata». E indica perciò «come Milano non sia stata capace di rimettersi in piedi, come il tentativo di rialzare la testa sia fallito». Su questo, sottolinea Marturano «la Lega, Albertini e anche la Moratti hanno costruito buona parte delle loro campagne elettorali». Dunque l'effetto boomerang favorirà il centrosinistra? Lo spin doctor su questo è prudente, per ora prevede una forte crescita del partito dell'astensione.

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