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Questo articolo è stato pubblicato il 23 febbraio 2011 alle ore 13:43.
A circa un mese di distanza dalla caduta dell'ex presidente Ben Ali, il ministero pubblico della Confederazione elvetica sta controllando 80 milioni di franchi depositati in Svizzera e provenienti dalla Tunisia. La magistratura elvetica intende stabilire se la provenienza di questi averi è illecita. Circa trenta segnalazioni sono giunte a Berna, all'Ufficio di comunicazione in materia di riciclaggio di denaro.
Tutti i fondi hanno una relazione con la Tunisia, ha confermato l'Ufficio federale di polizia. La procura federale dovrà decidere se esistono gli estremi per aprire un procedimento penale. Cinque giorni dopo la caduta di Ben Ali, avvenuta il 14 gennaio scorso, il Governo svizzero aveva già deciso di bloccare i suoi patrimoni in Svizzera, così come quelli di altre 40 persone a lui vicine. L'Esecutivo provvisorio tunisino ha nel frattempo inoltrato un'istanza di assistenza giudiziaria. Berna ha quindi agito molto rapidamente e questo anche sull'onda di norme che rendono più stringenti i controlli non solo in caso di sospetti di riciclaggio, ma anche di sospetti di provenienza illecita di beni a causa di un utilizzo distorto del potere politico, in Paesi in cui i controlli democratici sono carenti o non esistono.
La Confederazione nei giorni scorsi ha tra l'altro bloccato anche averi per varie decine di milioni di franchi, appartenenti all'ex presidente egiziano Hosni Mubarak, ai suoi familiari ed al suo entourage. Tornando a Ben Ali, la tv pubblica tunisina nei giorni passati ha diffuso immagini di oro, diamanti, danaro che sarebbero stati scoperti in nascondigli segreti che il deposto presidente avrebbe a suo tempo allestito nel suo palazzo alla periferia di Tunisi.