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Frattini alla Camera: da Gheddafi solo retorica e falsità sull'Italia, adesso va alzata la nostra voce

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Questo articolo è stato pubblicato il 23 febbraio 2011 alle ore 10:35.

Ribadisce la totale estraneità dell'Italia rispetto alle accuse lanciate da Muammar Gheddafi e chiama tutte le forze dell'opposizione alla massima collaborazione perché «siamo in situazione grave, gravissima», «il cui tragico bilancio sarà un bagno di sangue». Si snoda lungo questi due binari l'informativa urgente sulla crisi libica pronunciata stamane alla Camera dal ministro degli Esteri, Franco Frattini, che attacca il Colonnello rompendo gli indugi. «Da Gheddafi - dice in aula il titolare della Farnesina - sono arrivate accuse piene di una retorica che avevamo pensato di vedere abbandonato, una retorica anti-italiana condita da indicazioni palesemente false come quella di avere fornito razzi ai rivoltosi della Cirenaica». Si tratta, rimarca con forza Frattini, «di frasi completamente false, dalla prima all'ultima parola perché l'Italia non ha mai prodotto razzi e non li ha mai venduti in quella regione».

Frattini: mille vittime? Stima verosimile
In aula Frattini non fornisce un bilancio preciso sui morti provocati dagli scontri in Libia, ma stamane, a margine di una cerimonia alla Comunità di Sant'Egidio, il ministro degli Esteri aveva giudicato «verosimile» la stima di mille vittime tra i civili. «Non abbiamo notizie sul numero dei morti - aveva detto stamane - ma la cifra di mille che è stata comunicata è purtroppo verosimile». Parlando alla Camera il titolare della Farnesina rimarca che la situazione «è resa ancora più grave dai propositi espressi ieri da Gheddafi - spiega il ministro - in cui la volontà di colpire il suo stesso popolo, determina una situazione di guerra civile tra aree e province in cui ci sono gruppi che si combattono con bande e squadroni della morte che compiono raid. Il tragico bilancio sarà un agno di sangue. È una analisi - chiarisce - che ho condiviso con molti governo europei e non europei».

L'appello alle opposizioni: serve l'unità del paese
Frattini ha poi analizzato i rapporti tra la Libia e l'Italia sottolineando che il nostro paese ha fatto in passato «quel che doveva fare», ed oggi «facciamo quello che dobbiamo fare». «C'è un limite - ha sottolineato il ministro - e di fronte a quello che sta accadendo non possiamo non levare la nostra voce». Frattini ha quindi aggiunto che la politica estera italiana verso «un paese che occupa una posizione strategica nel Mediterraneo ha seguito una linea di continuità dagli inizi degli anni '90, con i governi Dini, D'Alema, Prodi e Berlusconi». Ora però le dichiarazioni di Gheddafi e le accuse lanciate contro l'Italia impongono un cambio di passo. Frattini ha ricordato la telefonata intercorsa ieri tra Silvio Berlusconi e il Colonnello nel corso della quale «Gheddafi ha sviluppato la stessa analisi enunciata poi in tv, la volontà cioè di potenze straniere di interferire negli affari della Libia (Italia e Usa in particolare), niente di più falso evidentemente», ha sottolineato il ministro. Di fronte a tutto ciò il titolare della Farnesina ha quindi auspicato l'unità del paese. «È necessaria - ha detto ancora Frattini - una consultazione permanente di tutte le forze politiche, di maggioranza e di opposizione, che si renderanno disponibili». Il ministro ha quindi riassunto la situazione degli italiani presenti in Libia. «Solo ieri - ha spiegato - 400 nostri connazionali sono rientrati in Italia e stamane è partito un aereo dell'Aeronautica militare che collaborerà alle operazioni di rimpatrio». Una unità di emergenza dell'unità di crisi della Farnesina, aggiunge Frattini, «è poi in contatto continuo con l'ambasciata italiana a Tripoli e due navi italiane sono dirette verso i porti della Cirenaica dove gli aeoporti non sono agibili per via dei bombardamenti segno che i bombardamenti ci sono stati».

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L'Europa non lasci sola l'Italia
Frattini ha quindi ribadito che sulle coste europee potrebbero arrivare circa 250-350 mila immigrati, la stessa stima che era stata formulata nel corso del vertice convocato ieri sera dal premier. «In Libia vivono due milioni di non libici, pari al 30 per cento della popolazione. la situazione di ermegenza potrebbe indurre un numero significativo di queste persone a cercare altrove salvezza e opporrtunità di vita. se oltre due milioni di persone si trovassero in questa situazione la nostra valutazione é che se anche solo il 15 per cento di loro si muovesse verso nord, verso Cipro, Malta, Grecia e Italia, allora stiamo parlando di 250-300 mila persone che cercherebbero di raggiungere via mare i porti dell'Unione europea». Dunque l'Europa dovrà fare la sua parte e non lasciare da soli i paesi dell'area del Mediteranneo che non possono sopportare gli oneri economici, sociali e umani della crisi libica. «Noi vogliamo più Europa nella gestione dei flussi immigratori. Nessuno dei paesi membri può essere lasciato solo», ha sottolineato con forza il responsabile della Farnesina che non ha avuto remore nel contestare e stigmatizzare le prese di posizione («non ho apprezzato») che si celano sotto l'anonimato riferite da alcuni organi di stampa, contrarie a una sorta di «golden sharing» all'Italia, ad aiuti «al di là dei 100 milioni di euro» già stanziati. «Ce lo vengano dire in faccia», ha sottolineato ancora il ministro.

Nessun rischio per l'energia, preoccupano le infrastrutture
Il titolare della Farnesina ha quindi rassicurato il paese sull'impatto della crisi rispetto alla situazione energetica. «Non ci sono - ha detto Frattini - conseguenze insostenibili per l'Italia. Nel breve-medio periodo il paese può sopportare la decisione dell'Eni di interrompere le forniture dalla Libia». Più problematico è invece l'impatto per il settore delle infrastrutture: «Vi sono imprese italiane interessate o già impegnate in azioni e in lavori che possono complessivamente raggiungere i 4 miliardi di euro - ha spiegato Frattini - si tratterà di una ricaduta negativa per le imprese italiane, vedremo come evolverà la situazione ma è un elemento su cui evidentemente dobbiamo riflettere». Infine un nuovo appello all'Europa affinché non si sottragga alle proprie responsabilità. «Abbbiamo formulato 8 proposte alla commissione europea. E la più significativa è che Frontex diventi l'organismo europeo di gestione dei flussi delle frontiere esterne». (Ce. Do.)

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