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Questo articolo è stato pubblicato il 23 febbraio 2011 alle ore 15:42.
Le immagini e il video che vedete correlati a questo articolo sono vere, purtroppo. Ma sono particolarmente crude e potrebbero urtare la vostra sensibilità. Per questo se ne consiglia la visione solo a un pubblico adulto. Vengono da Abidjan, capitale della Costa d'Avorio attraverso la rete di giornalisti africani di AfricaTimes News. Nel Paese da mesi si combatte una guerra civile tra le truppe fedeli all'ex presidente Laurent Gbagbo ancora al potere dopo la sconfitta elettorale del 28 novembre 2010 e i sostenitori del nuovo presidente eletto Alassana Ouattara, vincitore riconosciuto dalla comunità internazionale.
FOTO / il massacro di civili ad Abidjan
Lunedì scorso si è svolta una manifestazione di protesta dei sostenitori di Ouattara nelle vie centrali della capitale. E almeno 12 persone sono state uccise e 37 ferite sotto i colpi delle truppe fedeli a Gbagbo. Altri sette erano stati uccisi qualche giorno prima, il 17, sempre dai miliziani dell'ex presidente. I miliziani sparano sui civili con mortai e bombe a mano.
Diversa la verità raccontata dall'esercito. Oggi il capo dell'esercito ha dichiarato a Reuters che almeno 15 gendarmi sono stati uccisi nell'ultima battaglia a colpi di arma da fuoco contro i sostenitori di Ouattara. Insomma uno scenario da guerra civile.
Sul piano diplomatico in queste ore i quattro capi di stato delegati dall'Unione africana per risolvere la crisi in Costa d'Avorio hanno proposto una divisione del potere o un governo ad interim fino a nuove elezioni. La commissione di mediatori, di cui fa parte il presidente sudafricano Jacob Zuma, «tenta di trovare una soluzione di compromesso, che si tratti di una divisione della presidenza tra i due presidenti o un governo ad interim fino a nuove elezioni», ha dichiarato il vice ministro degli Esteri, Ibrahim Ibrahim, Oltre al presidente sudafricano, la mediazione è composta da Idriss Deby Itno (Ciad), Jikaya Kikwete (Tanzania) e Mohamed Ould abdel Aziz (Mauritania).
Gbagbo, autoproclamatosi vincitore delle presidenziali del 28 novembre scorso, non è stato riconosciuto dalla comunità internazionale: secondo i dati diffusi dalla commissione elettorale infatti Ouattara era risultato vincitore con il 54% dei voti ma il Consiglio costituzionale, vicino al presidente uscente, aveva invalidato numerose schede proclamando Gbabgo vincitore con il 51% delle preferenze.
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