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Questo articolo è stato pubblicato il 23 febbraio 2011 alle ore 09:09.
L'amministratore delegato Adriano Galliani preferisce non commentare ma, sotto sotto, probabilmente, si sarà concesso un sorriso. Perchè se sul campo il Milan è da anni che deve digerire bocconi amari, mentre sull'altra sponda del Naviglio s'abbuffano di trofei, fuori può celebrare un importante sorpasso. Quello del fatturato. Se nella Football Money League 2010 i due club erano a braccetto al nono posto, nello studio appena prodotto da Deloitte i rossoneri mettono la freccia e si portano in settima posizione, con davanti in ordine Real Madrid, Barcellona, Manchester United, Bayern Monaco, Arsenal e Chelsea.
E con il fair play finanziario voluto dall'Uefa all'orizzonte – si arriverà dopo vari step al "tanto introiti tanto puoi spendere", oppure niente iscrizione alle competizioni internazionali – non è un risultato da poco. Perchè potrebbe avere effetti benefici nella capacità di investimento sui giocatori, quindi sui risultati sportivi. «Di certo ha influito molto il ritorno del Milan in Champion's League e, in genere, l'aumento dei ricavi dai diritti televisivi», spiega Dario Righetti, uno dei massimi esperti del settore in Italia. Infatti, se nel 2008/09, con la Coppa Uefa, erano entrati appena 400 mila euro, con la partecipazione alle Champion's dell'anno scorso, seppur solo fino agli ottavi di finale, sono piovuti 23,8 milioni.
Numeri record, quelli rossoneri, perchè mai il club aveva toccato i 235,8 milioni, ben 39 in più del precedente, e 11 in più dei rivali di sempre. Tra l'altro ha interrotto un trend in calo da due anni: erano 229 i milioni nel 2007, poi sceso a 210 e 197 nei bilanci successivi. Se nel "matchday", cioè gli introiti legati alle partite, i rossoneri devono cedere il passo ai cugini (7 milioni di differenza) è nel settore commerciale che dimostrano di avere un paio di marce in più, facendo segnare quota 63,4 milioni, contro 48,3 milioni. (Al. Cr.)