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Questo articolo è stato pubblicato il 23 febbraio 2011 alle ore 09:13.
Gradualità e sanzioni più lievi. Gli emendamenti del governo alla proposta di legge Golfo-Mosca per le quote di genere nei cda accolgono le richieste di Confindustria, Abi e Ania ma scontentano le associazioni di manager (Manager Italia, Pwa) e di imprenditrici (Aidda, Terziario Donna), l'ordine dei commercialisti e quanti hanno inondato nell'ultima settimana con 5mila mail la presidenza del Senato.
«Anche se viene salvato il principio, gli emendamenti presentati dal governo vanno a incidere in maniera pesante sul merito del ddl e rispetto al testo originario da me presentato, che era stato approvato all'unanimità dalla Camera in sede deliberante, depotenziano fortemente gli effetti e la portata del provvedimento» commenta la parlamentare Lella Golfo (Pdl), cui fa eco la cofirmataria del disegno di legge Alessia Mosca (Pd): «Evidentemente il Pdl ha ceduto alle pressioni scatenate dalla lobby contro il provvedimento, ribaltando il parere favorevole espresso dalla maggioranza alla Camera».
Il testo bipartisan, approvato in via legislativa all'unanimità alla Camera, aveva ottenuto il via libera del ministero delle Finanze e del governo tutto nella versione approdata in Senato: un terzo dei posti nei cda e nei collegi sindacali delle società statali e partecipate pubbliche riservato al genere meno rappresentato dal primo rinnovo dopo sei mesi dall'approvazione, pena la decadenza. Ora il governo, accogliendo le richieste di Confindustria, Abi e Ania, ha presentato tre emendamenti che prevedono la gradualità, come anticipato ieri da Radiocor: un decimo dei posti in cda al primo rinnovo, un quinto al secondo e un terzo al terzo rinnovo. In questo modo le società quotate non raggiungerebbero l'obiettivo entro tre anni, ma entro nove. Quindi, se si iniziasse dai rinnovi del 2012 si dovrebbe attendere il 2021 per avere tutte le società con la quota di un terzo nei cda. Un po' in ritardo rispetto agli altri paesi europei: la Norvegia è già al 40%, la Spagna ha l'obiettivo del 40% nel 2015 e la Francia nel 2017 con la tappa intermedia del 20% nel 2014. Inoltre la sanzione, negli emendamenti, è diventata pecuniaria: da 100mila a un milione per i cda e da 20mila a 200mila per i collegi sindacali a giudizio della Consob.