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Questo articolo è stato pubblicato il 23 febbraio 2011 alle ore 11:00.
Il governo è disponibile a modificare il testo del Milleproroghe. Lo ha annunciato il ministro dell'Economia, Giulio Temonti, nell'aula della Camera. Tra le modifiche su cui aprire una discussione, secondo il ministro, le norme sui precari della scuola, la normativa sul personale Consob, le disposizioni sugli immobili acquisiti a seguito di esproprio per Roma e le norme che aumentano il numero di assessori. Stop anche alle disposizioni sugli incroci tra tv e giornali, il blocco delle demolizioni delle abitazioni abusive campane, le concessioni relative ai contratti nella zona dell'Etna.
Giulio Tremonti è salito questa mattina al Quirinale per parlare con il capo dello stato della via di uscita al pasticcio istituzionale che si è creato ieri sul decreto legge millleproroghe. Giorgio Napolitano ha duramente criticato gli «argomenti eterogenei e la prassi anticostituzionale». L'intenzione del governo sarebbe di andare avanti con il testo attuale, se Napolitano accettasse questa soluzione senza considerarla uno sgarbo istituzionale. Il governo e Silvio Berlusconi per primo non vogliono creare alcuna tensione ulteriore con il Colle. L'ipotesi più probabile al momento è la conversione del testo così com'è ora e l'approvzione oggi pomeriggio al Consiglio dei ministri (appena convocato) di un decreto legge che corregga o elimini le norme non gradite al Quirinale. È in corso un vertice di maggioranza alla Camera per trovare soluzioni.
La soluzione nella lettera del capo dello Stato
Era stato lo stesso presidente della Repubblica a fornire una possibile via di uscita nelle ultime sei righe della sua lettera, di fatto ammettendo la possibilità che si approvi il testo com'è e intervenendo successivamente con norme interpretative. Il capo dello stato fa capire però che questa sarà l'ultima volta in cui accetterà di promulgare la conversione di un decreto legge con norme tanto eterogenee. Questo il testo finale della lettera del capo dello stato: «Mi riservo altresì, qualora non sia possibile procedere alla modifica del testo del disegno di legge approvato dal Senato, di suggerire l'opportunità di adottare successivamente possibili norme interpretative e correttive, qualora io ritenga, in ultima istanza, di procedere alla promulgazione della legge. Devo infine avvertire che, a fronte di casi analoghi, non potrò d'ora in avanti rinunciare ad avvalermi della facoltà di rinvio, anche alla luce dei rimedi che l'ordinamento prevede nella eventualità della decadenza di un decreto-legge, come ho sopra ricordato».