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Questo articolo è stato pubblicato il 24 febbraio 2011 alle ore 16:59.
Il pubblico che l'ascolta è certo di parte perché la confessione arriva all'inaugurazione stamane dell'anno accademico alla scuola ufficiali carabinieri. Ma tant'è. Perché Silvio Berlusconi non si lascia sfuggire l'occasione. «Sono un padre e un nonno, ancora valido, che se non avesse fatto il mestiere che ha fatto gli sarebbe piaciuto fare il carabiniere». Il Cavaliere, però, non si ferma qui. «Quando facevo l'imprenditore - ha raccontato il premier - e dovevo dare il benestare all'assunzione di qualche collaboratore, se nel curriculum leggevo che c'era un papà o un nonno carabiniere, davo il benestare all'assunzione senza leggere oltre».
Il premier e la simpatia per l'Arma
Insomma, il premier non lesina particolari sulla sua simpatia per l'Arma e tratteggia una identikit del carabiniere ideale sottolineando che tra le qualità c'è quella «dell'assunzione di responsabilità», spiegando che «gli obiettivi più ambiziosi» vengono raggiunti attraverso «il sacrifico e l'impegno, il rispetto degli altri e dando qualcosa alle persone con cui si collabora». Quindi indossa il berretto d'ordinanza a favore dei fotografi.
Dall'alta velocità alle visite all'Aquila
Ma non è la prima volta che il presidente del Consiglio si fa fotografare con un copricapo. Già nel marzo 2009 presenziò il Cavaliere presenziò l'inaugurazione dell'Alta velocità tra Roma e Milano con in testa il berretto da capotreno, dono delle Fs, sotto lo sguardo divertito del ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli e dell'amministratore delegato di Trenitalia, Mauro Moretti. E anche durante le sue visite all'Aquila, devastata dal terremoto, il premier si è fatto fotografare con il capo coperto. Lo ha fatto nel maggio 2009 scherzando con i cuochi di una delle tendopoli allestite per ospitare la popolazione colpita dal sisma. E, sempre nel capoluogo abruzzese, all'indomani del terremoto Berlusconi fu immortalato con un cappello da vigile del fuoco nel centro storico della città. Lo stesso elmetto sfoggiato nel 2002, in occasione di un'altra tragedia, quella che colpì il Molise e soprattutto il piccolo comune di San Giuliano di Puglia, quando 27 bambini e una maestra morirono a causa del crollo di una scuola elementare distrutta da un terribile terremoto.