Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 24 febbraio 2011 alle ore 06:38.
La stampa popolare tedesca ha preso di mira il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi. Non tanto per scelte sbagliate di politica monetaria, per un'esperienza professionale limitata o per una preparazione tecnica insufficiente. In realtà gli attacchi contro il banchiere centrale riguardano la sua nazionalità. Agli occhi di alcuni in Germania è inconcepibile avere un italiano alla guida della Banca centrale europea.
Nei giorni scorsi il quotidiano popolare Bild, che ogni giorno vende tre milioni di copie e ha circa dodici milioni di lettori, si è lanciato a testa bassa. Colto di sorpresa, come tutti in Germania, dalle dimissioni improvvise di Axel Weber dalla Bundesbank e quindi dalla sua uscita di scena nella corsa alla presidenza della Bce, il giornale ha elencato i potenziali candidati alla guida dell'istituto monetario. Accanto alla foto di Draghi si leggeva: «Per favore non questo italiano».
«Mamma mia - scriveva Bild - per gli italiani l'inflazione nella vita è come la salsa di pomodoro sulla pasta». Il giornale notava poi che il governatore italiano è stato vice presidente di Goldman Sachs tra il 2002 e il 2005 «proprio nel periodo in cui la banca avrebbe aiutato il governo greco a truccare il debito pubblico». A onore del vero, nello stesso articolo Bild prendeva di mira altri potenziali candidati alla guida della Bce.
Accusava il lussemburghese Yves Mersch di avere dato il benestare agli eurobonds, lo spagnolo Miguel Ordónez di non aver vigilato sulle banche, il greco Georgios Provopoulos di provenire da un paese indebitato. In tutti i casi il giornale utilizzava clichés, espressioni in lingua originale e vecchi pregiudizi per giungere alla conclusione che ormai l'unico possibile candidato alla Bce è un tedesco: Klaus Regling, presidente del fondo salva-stati (Efsf).
Appena un anno fa lo stesso giornale pubblicò un'intera pagina in cui elencava le ragioni per cui Weber sarebbe dovuto «diventare presidente della Bce» e i motivi per cui invece Draghi «non deve diventarlo». In quella occasione, con una buona dose si supponenza, Bild ricordava ai lettori che se ne fossero dimenticati che la lira era «la moneta con molti zeri». Razzismo? Nazionalismo? Arroganza?