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I fondi in Svizzera dei dittatori poi ritornano nei paesi d'origine. Berna blocca i fondi di Gheddafi

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Questo articolo è stato pubblicato il 24 febbraio 2011 alle ore 21:44.

Il recente blocco in Svizzera di averi che potrebbero appartenere all'ex presidente egiziano Hosni Mubarak ed al''ex presidente tunisino Ben Ali ha fatto accendere i riflettori su un aspetto poco conosciuto delle leggi elvetiche. Mentre si batte per mantenere un pur emendato segreto bancario, che intende come tutela della privacy, la Svizzera al tempo stesso è ormai molto rigida per quel che concerne i fondi che possono avere radici nelle dittature o comunque in un uso distorto del potere politico. Il Consiglio federale (il governo) ha per esempio deciso di bloccare immediatamente eventuali averi in Svizzera del leader libico Muammar Gheddafi e del suo clan.

«Dalla fine degli anni Ottanta, la Svizzera ha restituito l'equivalente di 1,7 miliardi di dollari a Filippine, Perù, Nigeria, Messico e Kazakistan», ha precisato Pietro Veglio, ex funzionario elvetico della Banca Mondiale ed esperto di questioni legate alle leggi sul danaro sporco. Già negli anni Ottanta, con le vicende ad esempio dei fondi dell'ex dittatore filippino Marcos, la Svizzera aveva cominciato ad agire in questa direzione. Negli anni Novanta nuovi sviluppi e nel 1998 entra in vigore per gli intermediari finanziari l'obbligo del blocco dei fondi e della comunicazione all'Ufficio Antiriciclaggio nel caso di beni per cui si sospetta in modo fondato una provenienza criminosa. Un capitolo che quindi comprende anche gli eventuali patrimoni in Svizzera di dittatori.

«Ma in seguito si è andati oltre – spiega Paolo Bernasconi, avvocato luganese, ex magistrato – e il governo, avvalendosi dei poteri previsti dalle norme, ha esteso l'obbligo di blocco a chiunque abbia conoscenza di beni di provenienza criminosa, dunque per esempio anche a chi gestisce un magazzino o lavora in un ufficio senza essere un intermediario finanziario. Non solo: recentemente è entrata in vigore la cosiddetta legge Duvalier, che prevede la restituzione dei fondi in questione al Paese di origine, anche in assenza di rogatorie». La legge prende il nome dall'ex dittatore di Haiti, attorno a cui era sorto un caso. Ciò in effetti riconduce ad una domanda: i fondi bloccati poi tornano veramente ai vari Paesi? La risposta del governo di Berna è sì, tanto più ora che c'è questa nuova norma. Niente più casi, dice insomma Berna, come quello non solo di Duvalier, ma anche dell'ex dittatore congolese Mobutu, alla cui famiglia i soldi avrebbero dovuto tornare, dopo una sentenza del Tribunale federale.

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Tags Correlati: Antiriciclaggio | Banca Mondiale | Ben Ali | Berna | Giustizia | Hosni Mubarak | Kazakistan | Muammar Gheddafi | Pietro Veglio

 

Ora il ritorno dei beni ai paesi di origine è garantito anche da un meccanismo che si sta sperimentando nel caso del Kazakistan, dove c'era in ballo una questione di corruzione legata al settore petrolifero. E cioè la creazione di una Fondazione privata locale, che gestisce un programma a beneficio dell'infanzia e della gioventù. Quella delle Fondazioni locali è una via che sarà seguita anche in altri casi.

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