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Questo articolo è stato pubblicato il 25 febbraio 2011 alle ore 07:59.
«Le fosse comuni di Tripoli sono una bufala». E le foto pubblicate dai quotidiani rappresentano «un normale cimitero libico, con tombe prescavate in cemento». Le frasi del sottosegretario Carlo Giovanardi sollevano un putiferio e moltiplicano lo scontro tra maggioranza e opposizione. Giovanardi è l'unico, nel governo, a sostenere la tesi che le fosse comuni in Libia sono dei falsi.
Antonio Di Pietro (Idv) accusa comunque l'esecutivi di «complicità» con il regime nordafricano: palazzo Chigi, secondo Di Pietro, avrebbe «riarmato il dittatore» con l'approvazione del trattato di Amicizia Italia-Libia. In polemica con le decisioni della Difesa, l'ex pm invita a «inviare navi umanitarie» e «non cacciatorpediniere» per gestire l'arrivo dei profughi. Pier Ferdinando Casini (Udc) è categorico: «Gheddafi è un criminale che va processato dalla Corte internazionale de L'Aja per i suoi crimini, per aver addirittura bombardato i cittadini del suo Paese». E il presidente della Camera Gianfranco Fini sottolinea come «sarebbe veramente inammissibile che, se un dittatore sanguinario come Gheddafi rimanesse al potere, un minuto dopo tutto tornasse come prima. È una questione di pudore». Invece il presidente della commissione Esteri del Senato, Lamberto Dini, si è spinto a dire che «l'Italia non auspica la fine di Gheddafi» perchè «non abbiamo ragioni per volere la caduta di un leader che oggi intrattiene buoni rapporti con tutta la comunità internazionale».
Per Giuseppe Esposito (Pdl), al contrario, «Gheddafi è paragonabile a Milosevic» e in Libia «sta avvenendo un vero e proprio genocidio». Il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, sostiene intanto che «non abbiamo motivo di dubbio che il trattato tra Italia e Libia rimanga. Avevamo un accordo forte con l'Egitto e lo stanno rispettando – ha aggiunto il ministro – e ci auguriamo che in ogni caso la Libia continui a esserci. Il trattato c'è, il problema è la sua applicazione». Se nel trattato è prevista la fornitura di armi, La Russa replica: «In questo momento non stiamo fornendo armi alla Libia». Poi fa sapere che oltre alla nave della Marina militare Mimbelli e ad altre unità anfibie, anche la portaerei Cavour è stata mobilitata per far fronte alla crisi in Libia. E la portaeromobili Garibaldi si trova in "approntamento" a Taranto, in teoria potrebbe partire con il preavviso di uno-due giorni.