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Questo articolo è stato pubblicato il 24 febbraio 2011 alle ore 09:40.
L'iter per il commissariamento del Pio Albergo Trivulzio di Milano - l'istituto pubblico nella bufera per aver messo in affitto e venduto case del proprio patrimonio a prezzi agevolati e con criteri discrezionali a noti personaggi del mondo politico, sportivo e dello spettacolo - è cominciato ieri. Probabilmente per arrivare a un nome ci vorranno pochi giorni.Il cda è decaduto due giorni fa con le dimissioni di cinque componenti su sette. Il commissario verrà selezionato all'interno di un albo regionale composto da oltre 90 persone e la polemica politica è già partita anche su questo fronte: la Lega, in virtù del fatto che all'interno delle famose liste di locatari e compratori non c'è nessun nominativo associabile al Carroccio, chiede il vertice dell'istituto.
Dure le reazioni del Pdl. Riccardo De Corato, vicesindaco di Milano, ha sottolineato che il cda del Pat e dell'istituto Golgi Redaelli hanno avuto nel tempo 17 componenti leghisti, «che non hanno mai subodorato nulla, e che hanno contribuito a far firmare 486 contratti».
Battibecco politico a parte, si comincia a intravedere all'orizzonte il tema di possibili danni erariali. All'interno del Trivulzio e di Palazzo Marino c'è chi azzarda ricostruzioni storiche del perché non si sia mai posto rimedio all'arbitrarietà delle assegnazioni e alla scarsa redditività del patrimonio immobiliare. In base alle indiscrezioni trapelate ieri in comune, il cda da anni era spaccato tra chi voleva modificare il sistema e chi si opponeva. Emilio Trabucchi, presidente dal 2004 fino a due giorni fa, avrebbe posto la questione gestionale già nel 2007, per poi ritentare nel 2009, incontrando però, secondo voci raccolte all'interno del Trivulzio, qualche resistenza.
Qualche contrasto Trabucchi lo avrebbe avuto anche con la vicepresidente Francesca Zanconato. Ed è proprio intorno alla figura della Zanconato che ieri l'opposizione ha sollevato qualche sospetto. Carmela Rozza, del Pd, ricorda che dei 37 candidati al cda per Palazzo Marino, solo 31 passarono l'esame di idoneità affidato a una commissione di "saggi", e tra questi Zanconato non c'era. Sostenuta dalla Moratti (che l'ha nominata anche nel consiglio dell'associazione "Casa Letizia Moratti" e nel comitato di "Amici di San Patrignano"), Zanconato non aveva i cinque anni di professionalità richiesta. Per questo fu poi nominata dalla regione Lombardia. «Moratti e Formigoni devono spiegare perché un soggetto non idoneo è entrato nel cda del Trivulzio diventandone per di più presidente». Un altro consigliere, Basilio Rizzo, ha già pronta un'interrogazione: «Se così fosse saremmo davanti a una grave slealtà contro l'istituzione comunale». Il Pirellone ieri ha però dichiarato che «il curriculum vitae di Francesca Zanconato era stato esaminato dal Consiglio tecnico di valutazione ed era stato ritenuto idoneo», precisando tuttavia che «il consiglio tecnico di valutazione è formato da personalità indipendenti», e che «nel 2005 fu nominato dal consiglio regionale (e non dalla giunta, ndr)».