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La battaglia arriva alle porte di Tripoli

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Questo articolo è stato pubblicato il 25 febbraio 2011 alle ore 06:37.

Che direzione stanno prendendo gli eventi in Libia? È difficilissimo capirlo stando all'interno del paese così come da fuori, dice la tv al-Jazeera. Lungo la costa del Mediterraneo il territorio rimasto sotto il controllo di Muammar Gheddafi si assottiglia, e ormai solo Tripoli e Sirte vengono considerate con certezza città in mano al raìs: attorno a lui il cerchio si stringe. Le forze fedeli al Colonnello hanno tentato una controffensiva, si combatte a Zuara e a Misurata. E Gheddafi, che si ritiene sia rifugiato nella sua tenda-bunker di Bab-al-Aziziya, ha rivolto un messaggio agli abitanti di un'altra città in piena battaglia, Zawia, rovesciando la responsabilità della rivolta su Osama bin Laden: «Il vero criminale».
È stato un messaggio telefonico, trasmesso in tv senza immagini, tono conciliante ben lontano dal furore esibito tre giorni fa, quando il raìs aveva giurato di lottare «fino all'ultima goccia di sangue». «È ovvio che tutto è diretto da al-Qaeda - ha detto ieri il Colonnello - non lasciatevi sviare da bin Laden». Gheddafi ha detto che sono i giovani a protestare, manipolati sotto l'influenza di alcol e droghe versate nel latte e nel Nescafé.
A Zawia, terminal petrolifero 120 km a ovest di Tripoli, un testimone ha riferito all'Associated Press di aver visto soldati sparare contro i manifestanti rifugiati in una moschea, uno dei tanti racconti drammatici raccolti per telefono, difficili da verificare anche se le autorità - quel che ne è rimasto - hanno deciso improvvisamente di aprire Tripoli ai primi reporter stranieri. Tra loro un gruppo di giornalisti italiani, fermati poi da miliziani tra l'aeroporto e la città. Solo per aver detto di essere italiano uno di loro, l'inviato del Corriere Fabrizio Caccia, è stato schiaffeggiato e preso a calci.
«I giorni di Gheddafi sono contati. Farà come Hitler, si toglierà la vita», ha detto in un'intervista da al-Bayda Mustafa Mohamed Abud al-Jeleil, il ministro della Giustizia che si è dimesso nei giorni scorsi per protestare contro la violenza usata dal governo. Ad al-Bayda, nell'est del paese che ha acceso la rivolta, rappresentanti dell'opposizione e leader tribali si sono incontrati per dimostrare la nascita di un fronte unito contro il Colonnello. Non gli verrà data alcuna possibilità di negoziare, la richiesta è di dimettersi subito.

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Tags Correlati: Al Qaeda | Anders Fogh Rasmussen | Associated Press | Barack Obama | Eni | Fabrizio Caccia | Il Cerchio | Muammar Gheddafi | Mustafa Mohamed Abud Al-Jeleil | Nicolas Sarkozy | Onu | Politica | Regina Elisabetta | Reuters | Stati Membri | Stati Uniti d'America | Tripoli | Zuara

 

In Svizzera il Consiglio federale ha decretato il congelamento dei beni di Muammar Gheddafi, condannando l'uso della violenza contro il suo stesso popolo. Massacri che finora hanno provocato solo lo sdegno della diplomazia internazionale: «La Nato non ha in programma di intervenire», ha sottolineato il segretario generale Anders Fogh Rasmussen. Ma la Casa Bianca indurisce i toni, senza escludere alcuna opzione: e nel corso di una telefonata tra i presidenti Barack Obama e Nicolas Sarkozy, quest'ultimo - riferisce l'Eliseo - ha avanzato la richiesta di una riunione d'emergenza del Consiglio di sicurezza dell'Onu, probabilmente oggi, per discutere l'eventuale imposizione di sanzioni alla Libia di Gheddafi.
A Bengasi l'agenzia Reuters ha raccolto la voce di un avvocato che riferisce di tentativi del regime di far saltare gli oleodotti che peraltro, stando ai residenti citati dalla stessa agenzia, sarebbero ormai nelle mani dei ribelli; ad al-Bayda un ufficiale parla di piani «per marciare su Tripoli, se non si libererà da sola». Un'altra voce in serata ipotizza che Gheddafi sia stato ucciso, a Washington viene interpellato in proposito un funzionario del governo: «Gli Stati Uniti - risponde - non hanno ragione per crederlo».
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DIARIO DELLA CRISI
IL CERCHIO SI STRINGE ATTORNO AL RAÌS
- Con la Cirenaica ormai nelle mani dei ribelli, la battaglia per il futuro della Libia si è spostata ieri decisamente a ovest, a poche decine di chilometri dal Tripoli. Gli scontri più violenti sono stati segnalati a Zawia, a 50 chilometri dalla capitale (dove secondo al-Jazeera ci sarebbero stati fino a cento morti), Zuara e Misurata
- Da Tripoli, probabilmente da una tenda fortificata, Muammar Gheddafi si è rivolto proprio agli abitanti di Zaiwa, in un messaggio diffuso dalla tv di stato: la rivolta - ha detto - è fomentata da al-Qaeda che droga i vostri figli.
UE DIVISA SUI PROFUGHI PRESSING USA SU TRIPOLI
- Alla riunione del Consiglio Giustizia Affari interni della Ue, convocata per discutere la crisi libica e il possibile esodo sulle coste italiane, diversi paesi si sono rifiutati di accogliere parte dei rifugiati in caso di flussi eccezionali
- Di fronte all'ipotesi di una guerra civile, l'Unione europea non esclude però un intervento militare per scopi umanitari, mentre gli stati membri stanno già attivando mezzi militari navali per riportare a casa i circa 5-6mila cittadini europei ancora bloccati nel paese nordafricano: gli italiani già rimpatriati sono 1.100 su 1.500.
- Sul fronte diplomatico gli Usa, ai quali ieri Gheddafi ha inviato un messaggio, hanno fatto sapere che «vogliono agire in fretta» e hanno ribadito che nessuna opzione verrà esclusa per proteggere i cittadini americani
ARABIA SAUDITA IN CAMPO
- Petrolio in altalena, mentre sulle forniture si aprono spiragli. Quella di ieri è stata un'altra giornata di passione sui mercati.
- All'inizio il copione è stato quello cui siamo abituati da quando è esplosa la rivolta libica: il petrolio ha continuato la sua impennata, con il Brent a un passo da quota 120 dollari.
- Nella seconda parte della giornata però il quadro è cambiato rapidamente: il greggio ha invertito bruscamente la tendenza fino a scendere intorno ai 110 dollari. Che cos'è successo? Due sono stati i fattori determinanti: da un lato i sauditi hanno garantito di poter compensare il calo della produzione libica; dall'altro in serata sul mercato si sono diffuse voci incontrollate dell'uccisione di Muammar Gheddafi.
- Sul fronte delle forniture, il numero dell'Eni Paolo Scaroni ha detto che nonostante un calo di due terzi dell'import dalla Libia, la situazione è rimediabile: «Il greggio dalla Libia è facile da rimpiazzare con quello di altri fornitori», ha dichiarato.

LA FRASE DEL GIORNO «La Regina Elisabetta è al potere da più tempo di me, ma a lei non accade nulla» Muammar Gheddafi

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