Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 26 febbraio 2011 alle ore 16:53.
Carrierina militare quando la Repubblica Centrafricana era ancora una colonia francese, partecipazione a combattimenti in Europa durante la Seconda guerra mondiale e poi in Indocina, Jean-Bédel Bokassa ha un curriculum frequente tra gli autocrati africani. Il giorno di Capodanno del 1966 si inventa il colpo di Stato che lo porta al potere attraverso la destituzione del presidente David Dacko. Da lì e attraverso l'incoronazione a imperatore del Centrafrica nel 1976, la vicenda di Bokassa supererà ogni più fantasiosa caricatura del despota africano. La cerimonia per l'autoconcesso upgrade a Sua Maestà Imperiale costa decine di milioni di dollari. Le uniformi speciali che indossa, rinforzate per sostenere grappoli di medaglie, assomigliano a scafandri incrostati d'oro. Tutto è improntato a uno stile paraimperiale pompier e alla fastosità più esteticamente fracassona, senza alcun vincolo posto dal senso del ridicolo.
Mentre il mondo guarda con divertimento alle follie bokassiane, il dittatore governa il suo poverissimo paese con criteri deliranti e decisioni confuse: prima proibisce la poligamia, poi sposa una schiera di mogli. Intanto non mancano violenze e brutalità. Nel frattempo si diffondono voci su una storiaccia di diamanti e altre regalie tra il tiranno africano e le alte e altissime sfere francesi. Ma nel 1979 proprio da Parigi sarà pilotata la destituzione del sedicente imperatore, in quel momento all'estero, e il ritorno al potere proprio di quel David Dacko da lui spodestato tredici anni prima. Bokassa tornerà nel suo paese soltanto anni dopo, nel 1986. Al suo arrivo è processato per varie imputazioni, tra cui l'antropofagia. La condanna a morte è commutata in ergastolo con isolamento, poi in una pena a vent'anni. Nel 1993 Bokassa è amnistiato. Da allora vivrà a Bangui, millantando nuove stramberie, come quella di essere il tredicesimo apostolo e di essere un assiduo pen friend del Pontefice (Bokassa è stato alternativamente cristiano e musulmano). Il novembre 1996, dopo una parabola finale squallida ma abbastanza serena, grazie alla mitezza della condanna ricevuta, Bokassa muore all'età di settantacinque anni.