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Questo articolo è stato pubblicato il 26 febbraio 2011 alle ore 16:54.
Il generale argentino Jorge Rafael Videla capeggia il colpo di Stato che il 24 marzo del 1976 conduce al potere la Junta Militar. Il leader golpista, baffi curatissimi e brillantina, sarà presidente di fatto del paese fino al 1981, quando passa il testimone a Roberto Eduardo Viola. Nei sette anni che intercorrono tra il putsch militare e le restaurazione della democrazia nel 1983, le Giunte militari che si susseguono al governo e su cui Videla lascia l'impronta più rilevante, insanguinano l'Argentina con un brutale rigore repressivo. Migliaia di oppositori politici, specie se appartenenti a movimenti politici di sinistra, sono arrestati e torturati, tanti di essi sono uccisi, moltissimi scompaiono senza lasciare traccia (sono i cosiddetti "desaparecidos"), ai loro figli piccoli è cambiato il nome per essere dati segretamente in adozione a famiglie devote al regime.
Dopo il ritorno alla democrazia Videla è processato insieme agli altri responsabili della dittatura militare. Condannato all'ergastolo e privato del grado di generale nel 1985, il capo golpista sarà indultato dal presidente Carlos Menem soltanto cinque anni dopo. La prospettiva (e la temporanea realtà) di una vecchiaia sgravata da pene reclusive dura a lungo, ma avrà un finale imprevisto. Nel 1988 Videla torna in prigione per qualche settimana, poi gli vengono concessi i domiciliari per motivi di salute. Nel 2003 la Germania chiede, senza successo, la sua estradizione. Nel 2006 l'indulto concessogli da Menem è dichiarato anticostituzionale, quindi non valido. Nel 2010, mentre si avvicina agli ottantacinque anni, l'ex dittatore Videla è di nuovo sotto processo. Lui si assume "le sue responsabilità", ma dice di considerarsi un "prigioniero politico" e insiste nel tratteggiare la sua brutale avventura golpista e dittatoriale come "una guerra giusta contro il terrorismo". Il 22 dicembre dell'anno scorso il tribunale di Córdoba condanna Videla all'ergastolo. Da trascorrere in un carcere comune. Lunedì 28 febbraio inizia un nuovo processo contro l'ex dittatore. Per sottrazione di minori.