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Questo articolo è stato pubblicato il 26 febbraio 2011 alle ore 16:54.
Saddam Hussein, presidente iracheno dal 1979, prima secolarizza e socialisteggia, poi si metterà a islamizzare, per lubrificare alleanze utili nella regione mediorientale. Nei suoi venticinque anni di dominio su Baghdad, il despota mesopotamico sarà protagonista di una guerra contro l'Iran durata quasi dieci anni e costata centinaia di migliaia di morti, si mostrerà ultrarepressivo nei confronti dei suoi sudditi e talvolta stragista (specie, lui arabo sunnita, contro la maggioranza sciita del paese e la minoranza curda), e manifesterà a più riprese la sua aggressività nei confronti di altri paesi (non soltanto l'Iran, ma anche il Kuwait). Ma Saddam Hussein rimane al potere anche in seguito al primo intervento militare guidato da Washington, la cosiddetta Guerra del Golfo del 1990-91, che stronca le sue velleità espansionistiche. All'invasione dell'Iraq del 2003 segue invece il crollo del regime saddamita.
Quando cade Baghdad, il 9 aprile, cadono anche molti dei baffuti ritratti statuari che il dittatore ha sparso a piene mani in tutto il paese. Ma del Saddam Hussein in carne e ossa non si trova traccia. Il 22 luglio, in un conflitto a fuoco, i suoi figli Uday (il più famigerato per la sua ferocia) e Qusai, individuati dai militari americani in un rifugio a Mosul, sono uccisi insieme con il figlio quattordicenne di Qusai, Mustapha. Per fiaccare la resistenza di chi continua a combattere in nome di Saddam, viene resa pubblica una fotografia dei cadaveri dei due figli del dittatore. Il 13 dicembre viene scoperto il nascondiglio di Saddam Hussein. L'ex tiranno si nasconde in una fattoria vicino a Tikrit, la sua città di origine, infilato in una cantina minuscola, meno di 3 metri per due. Con lui ha una pistola. La foto diffusa dopo l'arresto lo ritrae con una lunga barba grigionera, i capelli ribelli, lo sguardo stralunato, forse dovuto a una somministrazione di sedativi. Lo processa un tribunale speciale iracheno. Il 5 novembre del 2006 è condannato a morte. Nel penultimo giorno di quell'anno c'è l'esecuzione della sentenza. Per impiccagione.