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Questo articolo è stato pubblicato il 27 febbraio 2011 alle ore 08:14.
ROMA.
Rispolvera ancora una volta il suo discorso del 1994, quello della discesa in campo perché – spiega – «mi sono reso conto che è attualissimo». Lo fa per criticare la scuola pubblica colpevole di avere «insegnanti che inculcano agli studenti valori diversi rispetto a quelli delle famiglie», ma anche per richiamare il pericolo rosso perché «i comunisti di casa nostra erano e rimangono comunisti».
Silvio Berlusconi è all'Ergife, l'albergo romano dove in contemporanea si tengono i congressi dei repubblicani di Francesco Nucara e dei Cristiano riformisti. Convinto di avere i numeri per portare al termine la legislatura ora che si è liberato del peso di Fini, torna a lanciare le priorità del suo governo. Prima fra tutte, ribadisce, la riforma della giustizia a cui sarà dedicato «un consiglio dei ministri straordinario» e soprattutto la stretta sulle intercettazioni «perché non c'è libertà in un Paese in cui appena si alza la cornetta del telefono altre persone ascoltano». Il premier garantisce che finchè ci sarà lui non sarà mai introdotta la «patrimoniale» e alla platea dei cristiano riformisti torna a ribadire la «centralità della famiglia: «Finché governeremo noi non ci saranno mai equiparazioni tra le coppie gay e la famiglia tradizionale, così come non saranno mai possibili le adozioni di bambini per le coppie omosessuali».
Del caso Ruby non parla. O meglio lo esaurisce in una battuta quando invita i giovani presenti, «così simpatici», a partecipare al «bunga bunga», che significa «divertirsi» ma semopre «con grande eleganza», in una casa «dove non possono succedere che cose moralmente a posto».
Ma tra le prossime iniziative ce ne è una in particolare che il Cavaliere sa essere particolarmente attesa dagli astanti: l'arrivo di una legge per accrescere i posti di sottogoverno. «A breve – assicura – faremo una rivisitazione della squadra di governo chiedendo l'aumento del numero dei sottosegretari perché ora i ministri e i sottosegretari devono stare di più in Parlamento». Una promessa non nuova, ma che finché non sarà concretamente onorata rende sempre più impaziente chi ha di fatto garantito la sopravvivenza dell'esecutivo dopo l'uscita dei finiani. Berlusconi finora ha tergiversato. Un po' perché è conscio che, finché i posti non sono assegnati, ci sono più possibilità di attrarre nuovi adepti. Ma anche perché è altrettanto consapevole del rischio, che potrebbe provocare l'eventuale delusione non solo tra quelli che si sono dati da fare a rimpinzare il gruppo dei responsabili ma anche nei partiti della maggioranza, ovvero Pdl e Lega. Al Carroccio il Cavaliere ha promesso il ritorno di un ministro in camicia verde all'Agricoltura dove attualmente siede Giancarlo Galan. In questo modo la Lega si assicurerebbe un posto in più nel governo che conta, il quale verrebbe "compensato" da un ingresso massiccio di sottosegretari di «area pdl», tra cui rientrano anche quei gruppi adesso riuniti sotto la bandiera dei Responsabili.