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Questo articolo è stato pubblicato il 27 febbraio 2011 alle ore 08:13.
Il supervirus informatico Stuxnet ha colpito a morte (almeno per ora) la centrale atomica di Bushehr, il fiore all'occhiello del programma nucleare degli ayatollah che secondo le parole dell'ambasciatore russo presso la Nato, rischiava, senza il blocco del combustibile, «un nuovo incidente nucleare come quello avvenuto nel 1986 a Chernobyl».
La clamorosa notizia è trapelata attraverso poche righe al punto 42, del paragrafo J del rapporto "riservato" sul nucleare iraniano dell'Aiea, l'Agenzia internazionale dell'Onu per l'energia atomica, inviato il 25 febbraio al consiglio dei governatori. Una frase apparentemente insignificante che, invece, ha messo a nudo il più eclatante fallimento del regime iraniano. L'Iran comunica all'Aiea a Vienna il 23 febbraio che avrebbe proceduto ad estrarre il combustibile nucleare per «esami e attività tecniche» della centrale da mille Megawatt di Bushehr.
Poi è arrivata la conferma dell'ambasciatore iraniano presso l'Aiea a Vienna, Ali Ashgar Soltanieh, che ha spiegato come «gli scorsi 15 e 16 febbraio alcuni ispettori dell'Aiea hanno effettuato controlli nella centrale, situata sulla costa del Golfo, e il 23 febbraio l'Iran ha comunicato all'agenzia dell'Onu che a causa di problemi si è reso necessario scaricare per ragioni «tecniche» il combustibile, già inserito nel nocciolo, dal suo primo reattore nucleare a Busher, che sarebbe dovuto entrare in servizio ad aprile.
Quella di Bushehr è la prima centrale nucleare iraniana, un progetto iniziato trentasei anni fa ai tempi dello scià Reza Palhavi e che nel corso dei decenni ha visto l'assistenza dei tedeschi prima, dei francesi poi e infine dei russi. Il completamento e la messa in funzione da parte dei tecnici di Mosca ha subìto ritardi di anni. Nell'autunno scorso il combustibile a base di uranio arricchito fornito da Mosca (che si è inpegnata con il Gruppo dei 5+1 a riprendere il combustibile per evitare che possa essere usato per scopi militari) era stato caricato e la messa in funzione della centrale era prevista entro pochi mesi. L'Iran aveva preparato una enorme copertura mediatica per sottolineare l'importanza dell'evento, un impianto costato oltre un miliardo di dollari, circondata da decine di cannoni antiaerei e stazioni radar per tenere sotto controllo ogni traccia di jet in avvicinamento.