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Focus sui titoli depositati nelle banche italiane

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Questo articolo è stato pubblicato il 01 marzo 2011 alle ore 08:05.

Il congelamento delle azioni delle società partecipate dal fondo sovrano o dalla banca centrale libica potrebbe essere una delle misure adottate dal governo italiano sulla scia della risoluzione che sarà adottata a livello comunitario. Ma un'eventuale operazione di questo genere più che a proteggere le società italiane interessate, soprattutto Unicredit, ma anche Eni, Finmeccanica e Juventus, servirebbe a evitare che il colonnello Gheddafi o personaggi a lui vicini possano cercare di vendere quei titoli - che pure sono di proprietà governativa o della banca centrale - per entrare in possesso di denaro.

È per questo che tra le aziende interessate ieri non si percepiva una particolare preoccupazione per i rischi legati a quelle partecipazioni. La più interessata da eventuali sanzioni sulle quote libiche è Unicredit: il 7,5% del capitale (che vale circa 3 miliardi) è in mano ad azionisti di Tripoli (il 2,59% al fondo sovrano Lia e il 4,95% alla Banca centrale).
Ma il primo quesito che sorge è come si potrebbe disporre il congelamento - e dunque il blocco di ogni possibilità di cessione - di azioni che potrebbero essere depositate nel conto titoli di una banca estera se non addirittura libica? Secondo quanto Il Sole 24 Ore ha potuto ricostruire l'azione di freezing dei titoli che il governo italiano potrebbe decidere discende dall'aver riscontrato che i titoli posseduti in società italiane – dunque in Unicredit, Finmeccanica (2,1%), Eni (1-2%) e Juventus (7%) - da parte del fondo sovrano e della banca centrale di Tripoli sono depositate presso deposito-titoli di banche italiane. E questo per motivi pratici: e cioè per evitare di dover dare ordine di spostamento delle azioni (per quanto oggi siano dematerializzate) ogni volta che vanno depositate per partecipare alle assemblee, in programma in aprile.
In ogni caso, il coordinamento internazionale delle risoluzioni contro Gheddafi, una volta scattata l'adozione da parte di da tutti gli Stati, renderebbe il congelamento operativo anche nelle banche estere. E comunque anche l'immissione di ordini di vendita relativi ai titoli congelati sarebbe bloccata sui mercati regolamentati. Dunque, non appena il governo italiano darà attuazione alla risoluzione assunta in sede europea potrebbe scattare il blocco dei titoli. E non solo: sinora le banche italiane hanno già disposto il blocco di tutti gli ordini di pagamento in dollari verso controparti libiche. Quelli in euro invece sono ancora attivi, in attesa dell'adozione della risoluzione europea.

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Tags Correlati: Depositi bancari | Eni | Finmeccanica | Focus | Juventus | Paolo Scaroni | Pierfrancesco Guarguaglini | Tripoli | Unicredit

 

Ieri l'a.d. di Finmeccanica, Pierfrancesco Guarguaglini ha detto che «il fatto che la Libia abbia comprato il 2% attualmente non significa niente» perché il momento in cui saranno prese decisioni sarà quello in cui si riunirà l'assemblea, «quindi abbiamo abbastanza tempo». Tradotto vuol dire che per l'assemblea di aprile potrebbe essere già in vigore il congelamento, per cui anche se i titoli fossero depositati sarebbero bloccati. L'a.d di Eni, Paolo Scaroni, a dimostrazione della poca preoccupazione per la questione, ha addirittura definito la quota libica nella sua società «una leggenda» poiché non risulta dal libro soci.

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