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Questo articolo è stato pubblicato il 28 febbraio 2011 alle ore 09:47.
Questa la sequenza degli ultimi eventi in Libia dopo l'inizio delle proteste senza precedenti contro il regime del colonello Gheddafi, al potere da oltre 40 anni.
15-16 febbraio - Nella notte tra martedì e mercoledì la polizia disperde con la forza un sit-in antigovernativo a Bengasi, seconda città del paese e roccaforte dell'opposizione. 30 feriti. A al Baida, a 1200 km est da Tripoli, le forze di sicurezza uccidono due manifestanti.
17 febbraio - Dopo duri scontri, sei persone vengono uccise a Bengasi e due ad Al Baida. In giornata viene diffuso su Facebook un appello per scendere il piazza il giorno dopo in un "giorno della collera contro il regime". Scontri, feriti e arresti anche a sud di Tripoli a Zenten.
18 febbraio: Il bilancio della rivolta supera quota quaranta morti. Duri scontri a Bengasi, dove viene incendiata la sede della radio. A Baida due poliziotti sono catturati dai manifestanti, quindi impiccati. Nella capitale continuano invece a scendere in piazza i sostenitori di Gheddafi. Il colonnello Gheddafi fa una breve apparizione in pubblico ma non fa alcun discorso. Facebook non è più accessibile e le connessioni internet sono molto disturbate.
19 febbraio: A Bengasi 12 persone sono state uccise dalle forze dell'ordine mentre prendevano d'assalto una caserma. Sanguinosi scontri anche a Musratha, 200 km a est della capitale. La connessione a internet è praticamente impossibile.
20 febbraio: la contestazione si trasforma in aperta insurrezione nell'est del paese. Si parla ormai di oltre 100 morti da martedì. Nella sola giornata di domenica 60 persone almeno sono uccise a Bengasi. Le autorità libiche annunciano l'arresto di una serie di stranieri arabi accusati di complottare per destabilizzare il paese. A Tripoli gli avvocati organizzano un sit-in di protesta contro la repressione mentre la sede di una televisione e di una radio pubbliche vengono attaccate e saccheggiate. Il manifestanti attaccano anche posti di polizia e sedi dei comitati rivoluzionari. sfilano i sostenitori del regime e nella notte si scontrano con i rivoltosi presso la Piazza verde, nel centro città. In serata parla al paese Saif al islam, figlio di Gheddafi: Saif evoca lo spettro di una sanguinosa guerra civile ma promette riforme.