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Il criminologo: Yara uccisa a mezz'ora dal rapimento. Gli investigatori tornano sul campo delle polemiche

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Questo articolo è stato pubblicato il 28 febbraio 2011 alle ore 16:22.

Yara Gambirasio «è stata uccisa subito, nel giro di mezz'ora dal rapimento» e il suo corpo «probabilmente è stato sempre lì dove è stato trovato» sabato scorso, in un campo di sterpaglie a 10 chilometri da casa della tredicenne. Ad ucciderla «non è stato un serial killer o un mostro, non mi sembra un omicidio passionale: è un omicidio volontario premeditato di qualche sicario o killer che ha fatto egregiamente il proprio mestiere, peraltro facile. L'hanno uccisa e basta».

Yara Gambirasio uccisa a coltellate, trovata la sim. Il dolore e la rabbia su Facebook

A sostenerlo, all'agenzia TMNews, è il criminologo Francesco Bruno, docente di Psicopatologia forense e criminologia all'università La Sapienza di Roma. «Il corpo aveva tutta l'aria di stare lì da un sacco di tempo - dice Bruno - però è probabile che sia stato fatto in qualche modo ritrovare proprio dai rapitori che l'hanno uccisa. Ci sono state molte iniziative della famiglia in questo senso e non credo alla storia dell'aeroplanino» dell'uomo che ha ritrovato il cadavere, finito proprio in quel campo.

L'autopsia sul cadavere, effettuata a Milano, fornirà di certo altri dettagli su tempi e cause della morte di Yara, ma per il criminologo i primi elementi sullo stato del corpo e sul suo ritrovamento fanno ritenere che «l'azione è stata fatta da persone fredde e lucide. L'hanno uccisa nella prima mezz'ora dal rapimento. Poi può darsi che in una manifestazione di pietà abbiano fatto ritrovare il corpo. Anche l'elemento del coltello è importante - prosegue il criminologo - perchè potrebbe essere stato usato per depistare le indagini. Di solito, ad esempio, il crimine organizzato non uccide una ragazzina, oppure lo fa cercando di far attribuire la colpa ad altri e così è possibile che sia stato usato il coltello in modo depistante. Di sicuro, però, è stato usato per uccidere. La ragazza si è difesa ed è stata accoltellata nella schiena perchè cercava di fuggire».

Bruno mette però sotto accusa i metodi di ricerca: «Per mia esperienza è possibile che in Italia qualcosa che si cerca non si trovi anche se sta a pochi centimetri, perché le ricerche delle persone scomparse vengono fatte senza un metodo, senza una responsabilità adeguata. Non è colpa delle persone, ma del sistema che non è in grado di intervenire. In Italia si va a "Chi l'ha visto?" e non si cerca così una persona scomparsa. Ci vorrebbe una "testa" - conclude - una sala operativa interforze sulle persone scomparse: tutti i paesi hanno strumenti organizzativi più semplici. Tutti tranne noi».

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Tags Correlati: ANSA | Chignolo d'Isola | Chi l'ha visto? | Cristina Cattaneo | Facebook Il | Milano | Rosa & C. | Sanità | Servizio Centrale Operativo | TMNews | Università La Sapienza | Yara Gambirasio

 

Le polemiche sul campo del ritrovamento
Nel campo vicino alla zona industriale di Chignolo d'Isola (Bergamo) dove sabato pomeriggio è stato trovato il cadavere di Yara Gambirasio, la tredicenne scomparsa il 26 novembre scorso a Brembate Sopra (Bergamo), le ricerche sono state compiute, ma secondo alcune indiscrezioni non in modo particolarmente approfondito. Il particolare emerge dagli accertamenti in corso da parte degli inquirenti che devono capire esattamente chi abbia condotto le ricerche nell'area incolta dove sono stati trovati i resti, in quale data e con quale metodologia. «Non si tratta di gettare la croce su nessuno, sia ben chiaro», dice un investigatore. Ma il particolare è fondamentale per capire se Yara possa essere stata abbandonata lì da tempo o più di recente.

Secondo le risultanze emerse, le ricerche in quel campo furono condotte il 12 dicembre scorso. A condurre le ricerche è stato un gruppo di circa 15 persone che in quella giornata si occupò delle zone di Bonate Sopra (l'area del tiro al piattello), Terno D'Isola (le aree adiacenti il cimitero) e Chignolo D'Isola (la zona di via Bedeschi - quella in cui è stato trovato il cadavere).

Il gruppo delle ricerche, che comprendeva dieci volontari della Protezione Civile, due carabinieri e almeno un'unità cinofila, si sarebbe diviso in due diverse direzioni: una che portava verso un'area di alberi ad alto fusto, alle spalle del campo dove sono stati trovati i resti, e una verso un torrente che scorre parallelo allo sterrato.

Inoltre, la testimonianza raccolta ieri dall'Ansa di un operaio della vicina ditta Rosa & C., che aveva dichiarato di aver partecipato con alcuni colleghi a una ulteriore ricerca spontanea in quel campo, è stata meglio precisata oggi: i dipendenti dell'azienda hanno sì organizzato una ricerca decisa concordemente con il titolare, prima del 12 dicembre, ma in quella occasione si sarebbero recati a cercare nell'area che dai capannoni industriali della fabbrica degrada verso il torrente adiacente. Un'area, quindi, a lato del campo. Non è escluso, poi, che qualche operaio abbia deciso di proseguire fino alla zona in cui sono stati trovati i resti ma il grosso delle ricerche è stato effettuato in un altro posto.

Il prosieguo delle indagini
Nella mattinata di oggi a Chignolo d'Isola i giornalisti e i curiosi che si trovavano sul posto hanno notato un'auto in borghese con a bordo tre uomini, che hanno fatto allontanare tutti dal luogo del ritrovamento per circa un quarto d'ora. Quella stessa auto ha poi iniziato a percorrere molte vie laterali tra il territorio di Chignolo d'Isola e Madone, a non più di dieci chilometri da Brembate di Sopra.

Uno dei poliziotti in borghese, molto probabilmente del Servizio centrale operativo di polizia, utilizzava una telecamera. L'obiettivo della polizia è avere un quadro completo di tutti i punti d'accesso al luogo del ritrovamento, per poi eventualmente verificare quali telecamere, pubbliche o private, possono aver ripreso spostamenti sospetti. Gli inquirenti sono infatti convinti che l'assassino, o gli assassini di Yara, sono arrivati sul posto in auto, o con un furgone, per poi scaricare il corpo straziato della povera ragazzina, o forse per ucciderla lì, sul posto.

La strada per arrivare a quel campo incolto non è solo una. C'è la carreggiata asfaltata della zona industriale di Chignolo d'Isola, via Bedeschi. Poco oltre via Bedeschi, in direzione Ovest, ci sono almeno due stradine sterrate, in mezzo ai campi agricoli e adiacenti un paio di aziende, che permettono poi di raggiungere il campo dove la ragazza è stata ritrovata. Ma la stessa via Bedeschi è divisa in due parti: la porzione che attraversa la zona industriale, dove si sono concentrati gli inquirenti e i giornalisti negli ultimi giorni, e l'altra parte di via Bedeschi che è sul lato opposto del campo in cui è stato trovato il corpo di Yara e raggiunge il centro abitato di Chignolo d'Isola. Anche da lì, tramite una stradina sterrata, si può arrivare in auto al luogo del ritrovamento. Anche questi dettagli e i molteplici punti d'accesso a quel campo, teatro dell'ultimo dramma, non rendono la vita facile agli inquirenti.

Questa sera a Bergamo e Brembate due messe e una fiaccolata
Due messe e una fiaccolata sono in programma questa sera a Bergamo e a Brembate Sopra (Bergamo), per ricordare Yara Gambirasio. Le iniziative, programmate da tempo per mantenere viva l'attenzione e il raccoglimento sulla vicenda della ragazzina scomparsa, sono state confermate anche dopo la notizia della morte. In città, la celebrazione avrà luogo alle 20.30 nella chiesa parrocchiale di Loreto, a poca distanza dalla scuola media delle suore Orsoline, che frequentava Yara. Durante la funzione saranno letti anche alcuni messaggi dei compagni di scuola della tredicenne, che questa mattina sono stati portati in classe e lasciati sul suo banco vuoto, insieme a un mazzo di fiori. Fiaccolata di preghiera e santa messa anche a Brembate Sopra, organizzata dalla parrocchia. Il corteo si snoderà per le vie del paese dalle 20.15, partendo dalla parrocchia, fino alla cappella dei Mortini del Roccolo.

Autopsia a Milano
È iniziata alle 14 all'Istituto di medicina legale di Milano l'autopsia di Yara Gambirasio. Nelle scorse ore sono state numerose le persone che sono andate davanti all'edificio di piazza Gorini e hanno legato dei mazzi di fiori alla cancellata presidiata dalle forze dell'ordine. «Yara, non ti ho conosciuto, ma i nostri cuori battono per te», si legge su un biglietto accluso a uno dei mazzi. L'equipe guidata dalla dottoressa Cristina Cattaneo dovrà chiarire prima di tutto le cause della morte: un primo esame ha evidenziato quattro lesioni alla schiena (di cui due molto profonde), una al collo e una a un polso, che hanno le caratteristiche delle ferite da arma da taglio, ma la loro natura dovrà essere accertata. Si pensa che possano essere state inferte durante una lotta con l'assassino, e questo può far sperare che addosso siano rimaste tracce di Dna dell'omicida. Quindi bisognerà stabilire, dato fondamentale per le indagini, a quando risale la morte e quanto tempo ha trascorso il cadavere nel punto in cui è stato trovato.

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