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Questo articolo è stato pubblicato il 28 febbraio 2011 alle ore 06:35.
Nel 2009 hanno sostenuto le imprese con oltre 9 miliardi di nuove garanzie, una cintura di protezione che nel 2010 si è allargata del 15%, secondo le proiezioni di Assoconfidi, l'associazione che raggruppa i consorzi di industria, artigianato, agricoltura e commercio. Quest'anno la partita più difficile per il sistema dei confidi italiani si gioca su due campi diversi: da un lato, proseguire nel sostegno alle imprese ancora in crisi; dall'altro, supportare le aziende sulla strada della ripresa. Sfide da affrontare in uno scenario dai contorni mutati dall'entrata in vigore delle nuove regole per i controlli sul patrimonio e dove potrebbe venire a mancare - o quanto meno ridursi - l'iniezione di fondi pubblici dalle regioni, che negli ultimi otto anni hanno trasferito ai confidi oltre 700 milioni di euro (vedi l'articolo a lato).
«Il settore è cresciuto rapidamente - spiega Luca Erzegovesi, ordinario di Finanza aziendale all'Università di Trento - e si è caricato di quote di rischio elevate, che potrebbero tradursi in un massiccio aumento delle insolvenze nel giro di un anno, un anno e mezzo». La solidità del patrimonio è dunque non solo un requisito imposto dalla riforma del Testo unico bancario che andrà a regime entro fine anno (e, in prospettiva, da Basilea 3), ma anche un utile cuscinetto per ammortizzare le sofferenze. Patrimonio che si può rafforzare, secondo le norme attuali, solo attraverso versamenti delle imprese socie o fondi pubblici. Non è infatti passato l'emendamento al Milleproroghe che proponeva di aprire il capitale a soci non Pmi (banche ed enti pubblici in primis), «che avrebbe allargato in tempi rapidi - commenta Francesco Bellotti, presidente di Federconfidi, la Federazione che associa 47 consorzi del settore industriale - le possibilità di capitalizzazione».
Sul versante degli aiuti pubblici, del resto, si annuncia un anno di magra per il sistema dei confidi. Sicilia e Campania sono in fase di approvazione del bilancio regionale e dai rispettivi assessorati allo sviluppo economico non si riescono ancora a quantificare le misure di sostegno all'accesso al credito.