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Questo articolo è stato pubblicato il 02 marzo 2011 alle ore 06:38.

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«Vi sovvien calendimaggio?». «Bah, al momento no». Fino a oggi la stragrande maggioranza dei lombardi risponderebbe così a un redivivo Alberto da Giussano, ma da domani la musica cambia. Merito della Lega, che per ritirare l'ostruzionismo sulla partecipazione della Lombardia ai festeggiamenti per il 150esimo dell'Unità d'Italia ha spuntato in consiglio regionale l'istituzione della festa della Lombardia. Data più probabile: il 29 maggio, anniversario della battaglia di Legnano (1176) già immortalata nel Barbarossa di Renzo Martinelli, lo sfortunato (al botteghino) kolossal in verde. Entro 15 giorni la regione dovrà istituire un «comitato tecnico-scientifico», per studiare la bandiera della regione e «dare piena attuazione alla festa».
Quest'anno il 29 maggio è domenica, ma l'anno prossimo? «Per quanto ci riguarda, la festa deve essere con tutti i crismi – spiega Stefano Galli, capogruppo del Carroccio in consiglio regionale – e deve valere per studenti e lavoratori». Proprio come il 17 marzo, che pur essendo una tantum è stato bocciato dai vertici leghisti come «follia incostituzionale». Una contraddizione? Nemmeno per sogno: «Non è mai una perdita di tempo ricordare che cosa hanno fatto i nostri padri lombardi – risolve Galli – e poi noi faremo convegni e studi, non feste e banchetti». Meno convinto il presidente Formigoni: «Non credo proprio», ribatte, e la partita si annuncia incandescente.
Proprio nella seduta che ha dato il via alla festa della Lombardia, il dibattito sull'Unità d'Italia ha toccato accenti risorgimentali. «Il nostro paese, la nostra amata madre, sta ancora crescendo», ha scandito lirico Gianluca Rinaldin, del Pdl, giusto mentre presentava l'ordine del giorno sulla nuova festa che ha ammorbidito la Lega, mentre l'Idv è riuscita a far passare l'obbligo di iniziare le sedute del consiglio regionale con l'inno nazionale. In regione Lombardia, insomma, non manca la Patria, anzi forse ce ne sono fin troppe.
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