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Questo articolo è stato pubblicato il 02 marzo 2011 alle ore 13:51.

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Sandro Bondi, la parabola del ministro poeta dal Pci alla scrivania vuota al ministeroSandro Bondi, la parabola del ministro poeta dal Pci alla scrivania vuota al ministero

Adesso gli elogi dei suoi colleghi si sprecano. «È insostituibile» (copyright Mariastella Gelmini). «Persona di grande sensibilità e valore» (Gianfranco Rotondi). «È uno dei ministri migliori, resti al suo posto», dice di lui Ignazio La Russa. Ma viene da pensare che almeno il suo, di peana, non sia affatto disinteressato. Perchè Sandro Bondi, classe 1959, migrato dal Pci alla corte di Silvio Berlusconi e ora titolare della Cultura (Mibac), vorrebbe mollare quella poltrona ormai indigesta per dedicarsi solo alla politica e al Pdl. Dove Bondi è parte di quel triumvirato (con La Russa e Verdini) che gestisce le sorti del partito del Cavaliere. «Non sono stato sostenuto con la necessaria consapevolezza dalla stessa maggioranza di governo», è il duro j'accuse comparso oggi sulle pagine de "Il Giornale".

Al ministero è latitante da Natale
Insomma, il ministro-poeta si è sentito abbandonato e ora attende di essere liberato dal premier sul cui tavolo giace da tempo la sua lettera di dimissioni. Nemmeno la vittoria ai numeri sulla mozione di sfiducia individuale presentata dall'opposizione l'ha convinto a desistere. E al ministero ormai Bondi è latitante da mesi. «È passato per gli auguri di Natale, poi non si è più visto», è il commento che gira tra i dipendenti. Il divorzio dunque è nei fatti e non a caso il totonomine sul successore è già partito: in pole c'è l'attivissimo sottosegretario Paolo Bonaiuti che attende la promozione da tempo. Berlusconi però non cede, vorrebbe che Sandro cambiasse idea ma Bondi, di indole mite e poco avvezzo a sgomitare, è irremovibile. «Vivo questa mozione come una umiliazione ma non dimetto», disse in aula alla vigilia del voto di sfiducia azionato dal centro-sinistra con l'accusa di essere stato il responsabile del crollo della Schola Armatorum di Pompei.

Gli scivoloni con l'ex marito e il figlio della compagna
Fu l'ultimo scatto di orgoglio prima del volontario esilio lontano dal ministero chiuso nella villetta di Novi Ligure dove vive con la compagna, Manuela Repetti, il nuovo amore dopo il matrimonio con Gabriella Podestà che del ministro ha consegnato un ritratto al vetriolo alle cronache rosa: «Un pessimo marito e un padre manchevole». Repetti però gli ha fatto da scudo difendendolo dagli attacchi, inclusi quelli provenienti dall'ex moglie. «Sono serena e anche Sandro lo è», ha continuato a ripetere la deputata del Pdl a ogni pie' sospinto. Anche quando il ministro è finito nei guai a causa sua per scelte, diciamo così, discutibili. Come la consulenza offerta all'ex marito di lei («Non ho fatto che aiutare una persona che si trovava in drammatica difficoltà», fu la replica di Bondi). O ancora l'assunzione a termine del figlio della compagna, laureando in architettura e chiamato, con un contratto interinale, al Centro sperimentale di cinematografia. Che è sì un ente autonomo, come sottolineò il ministro nella sua arringa difensiva, ma vive grazie ai fondi del Fus (il fondo controllato proprio dal dicastero di Bondi). Il cui progressivo svuotamento, deciso nell'ultima finanziaria dal ministro Tremonti, ha provocato la rivolta del mondo dello spettacolo e della cultura che al ministro Bondi ha sempre guardato con un certo sospetto.

Il riconoscimento all'amica del premier
Gli scivoloni familiari hanno fatto il resto e certo non hanno giovato alla già complicata liasion del ministro con quel dicastero nato nel 1974. Così come non l'ha aiutato l'annuncio del riconoscimento speciale alla mostra del cinema di Venezia a «Goodbye mama», pellicola di Michelle Bonev, balzata agli onori della cronaca per essere un amica del Cavaliere. Con tanto di colpevole ammissione da parte dello stesso Bondi.«Berlusconi mi ha dato un incarico preciso: salutare con calore e affetto Michelle Bonev». E lui non si è sottratto perché non direbbe mai di no al Cavaliere. Al quale, dalle colonne di Vanity Fair, sfogatoio del Bondi-poeta, l'ex sindaco comunista di Fivizzano, suo paese natale, ha dedicato perfino dei versi. «Vita assaporata, vita preceduta, vita inseguita, vita amata, vita vitale, vita ritrovata, vita splendente, vita disvelata, vita nova». Quella vita nova, politicamente parlando, che Bondi attende ora proprio da Berlusconi.

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