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Questo articolo è stato pubblicato il 03 marzo 2011 alle ore 07:57.

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«Basta fare i bambini, ognuno faccia le proprie proposte e poi sceglieremo insieme». A far sbottare il governatore Roberto Formigoni è la ridda di date che si è scatenata sulla Festa della Lombardia, prevista dall'ordine del giorno approvato martedì in consiglio regionale (si veda Il Sole 24 Ore di ieri).
La Lega chiede il 29 maggio (nel 1176 ci fu la battaglia di Legnano), o in alternativa il 7 aprile (giuramento di Pontida), il Pd ribatte con il 22 marzo, per ricordare le cinque giornate di Milano, e il presidente rimette i paletti. «Il consiglio regionale – ricorda Formigoni – ha scelto un metodo chiaro e serio: verrà nominato un collegio di esperti, che ci indicheranno i simboli più utili per la bandiera e la data più significativa». Alla fine, «sceglieremo insieme una data e una bandiera nella quale tutti possano riconoscersi».

A scaldare il clima è stato il fatto che la Lega ha ritirato l'ostruzionismo sul finanziamento alle celebrazioni per il 150esimo dell'Unità d'Italia dopo aver incassato l'ordine del giorno con la Festa della Lombardia, ma il governatore puntualizza anche il significato politico della scelta: «Non vendiamola come la vittoria di un partito: festa e bandiera sono previste dal primo articolo dello statuto regionale, che nel 2008 è stato approvato approvato all'unanimità, tranne un voto». Il prossimo appuntamento con la polemica è fissato alle prossime settimane, quando si discuterà delle modalità della festa: Scuole e uffici chiusi, come chiede il Carroccio, o i «mille modi» alternativi evocati ieri dal governatore? (G.Tr.)

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