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Questo articolo è stato pubblicato il 02 marzo 2011 alle ore 10:25.

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Il principe ereditario libico al-Senussi in esilio a Londra sogna il ritorno a TripoliIl principe ereditario libico al-Senussi in esilio a Londra sogna il ritorno a Tripoli

LONDRA – Dal suo esilio dorato a Londra, Muhammad al-Senussi, l'erede della monarchia libica rovesciata da Gheddafi nel 1969 , saluta gli "eroi" della rivolta e sollecita la comunità internazionale a cacciare il Colonnello, la sua "bestia nera" da 41 anni. Da oltre due decenni nella capitale britannica, il successore del deposto re Idriss, il re buono e forse un po' inetto, come viene ricordato dalla cronache, ha visto sempre cadere nel vuoto i suoi proclami a rovesciare il Colonnello. Ma ora le cose sono cambiate rapidamente e con una rivolta in atto adesso il principe al-Senussi spera di poter tornare sul trono della sua famiglia.

Uomo d'affari più che principe in esilio
«Il mio messaggio alla comunità internazionale è quello di fare pressione su Gheddafi, chiedergli di porre fine immediatamente alla repressione in corso contro il suo stesso popolo e di andarsene in esilio, lui e i suoi otto figli e tutto il regime. Gheddafi deve lasciare la Libia ai libici», ha detto perentorio a un'intervista rilasciata all'AFP.
Al-Senussi, 48 anni, aspetto snello, elegante, più che un "principe in esilio" sembra un uomo d'affari. Il suo obiettivo e cacciare Gheddafi che da capitano dell'esercito libico riuscì con un colpo di stato incruento nel 1969 a rovesciare lo zio filo-occidentale. Da quel giorno il principe ereditario, sua moglie e i loro otto figli, tra cui Muhammad che allora aveva sette anni , prima vennero messi agli arresti domiciliari e poi emigrarono all'estero.
Ed è stato sempre Gheddafi che alla fine ha costretto la famiglia reale a lasciare il paese nel 1988.

al-Senussi accusa il colonnello di "massacrare" la sua gente
Oggi, al-Senussi passa al contrattacco e accusa il colonnello di "massacrare" la sua gente. "Ho contatti all'interno della Libia a est e a ovest, ovunque. Tutti continuano a dirmi che la situazione del paese è un disastro umanitario. Le persone vengono uccise ogni giorno, gli ospedali sono pieni di morti e feriti". "Sono a corto di medicinali. La situazione è insostenibile".
Cosa possiamo fare per fermare la repressione? «Chiedo alla comunità internazionale di fare pressione su Gheddafi per mettere fine alle uccisioni del suo stesso popolo e di lasciare il paese al più presto», risponde il principe.
Ciò che rende pieno d'orgoglio al-Senussi in particolare è stato vedere la gente di Bengasi, della Cirenaica, prendere e sventolare la vecchia bandiera della monarchia per le strade della Libia liberata. Vietata da Gheddafi per 40 anni, la bandiera nera, rossa e verde con una mezzaluna e la stella è stata salutata con entusiasmo dai manifestanti anti-regime.

«Questo uso della bandiera è molto toccante per me», ammette al-Senusi. «Questa bandiera è la bandiera della libertà, la bandiera dell'indipendenza. Sta diventando il simbolo dei giovani. Questo mi rende molto, molto, molto felice. Perché questa bandiera è per la libertà». Ma resta cauto ad interpretare la nuova passione per la vecchia bandiera come un segno che la gente voglia il ritorno tout court della monarchia e insiste prudentemente sul fatto che un ritorno al potere non è il suo obiettivo. «Mi vedo come un servitore del popolo libico. Sta a loro decidere quello che vogliono. Il mio obiettivo è quello di servire la mia gente per quanto mi è possibile», dice cauto senza però chiudere la porta a qualche incarico politico.

In una recente dichiarazione rilasciata "al coraggioso popolo libico" al-Senussi ha inviato le sue condoglianze «per gli eroi che hanno dato la vita» in rivolta. Il dado è tratto. Il "principe in esilio" che vive a Londra in un modesto appartamento dove riceve altri esiliati libici, ora sogna il grande ritorno a Tripoli. Si potrebbe iniziare la nuova vita del dopo Gheddafi con un referendum tra monarchia e repubblica, poi la costituente e dopo le elezioni politiche. Un percorso come quello italiano del dopo guerra. Chissà. In Nord Arica la storia ha preso a correre dopo anni di stasi.

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