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Questo articolo è stato pubblicato il 02 marzo 2011 alle ore 06:37.

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ROMA
«I paesi dell'eurozona periferica, che sono Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna, possono trarre beneficio dalla crisi del Maghreb, in quanto è in corso una rivalutazione del rischio-paese europeo rispetto agli stati emergenti. Gli investitori avevano attribuito ai periferici un rischio sovrano peggiore di molti emergenti: ora stanno rivedendo e ribilanciando questa posizione. Tuttavia in Europa sarà necessaria maggiore flessibilità nell'implementazione dei piani di risanamento dei conti pubblici, perchè si dovrà tener conto dell'impatto, sia pur modesto, della crisi del Nord Africa sull'andamento del Pil».
Non vede nero Peter Westaway, chief economist di Nomura con un passato in Bank of England. Per ora l'effetto negativo della crisi nordafricana sulle prospettive di crescita dell'Europa è contenuto. E gli stati europei - nonostante la crisi del debito sovrano non sia ancora risolta - stanno riconquistando credibilità e affidabilità creditizia, per lo meno rispetto all'instabilità politica tipica dei paesi emergenti.
Questa escalation di instabilità ai confini dell'Europa sta alimentando la fuga degli investitori verso la qualità e gli stati "core"?
Prima della crisi nel Maghreb gli investitori avevano ricominciato a investire in titoli più rischiosi e ad essere più selettivi. Ora siamo tornati a valutazioni sommarie che dividono gli asset in rischiosi e non rischiosi.
Questo può compromettere le aste dei titoli di stato periferici o per lo meno aumentare di molto gli spread?
Il premio a rischio geo-politico sta aumentando indubbiamente ma la reazione dei mercati è stata moderata perchè la crisi viene ancora considerata un fenomeno di breve durata, con impatti immediati ma limitati nel tempo sull'economia europea. Non è scontato che vi saranno riflessi su orizzonti temporali di lungo periodo. Quando il prezzo del petrolio aumenta per uno shock dell'offerta, può invertire repentinamente la rotta e scendere. Questo tipo di shock ha comunque un impatto sul reddito disponibile, sui consumi e quindi può frenare la crescita. Per questo all'Europa sarà chiesto uno sforzo di flessibilità e un'accelerazione sulle misure di sostegno ai periferici.
In che senso?
Flessibilità, nel caso in cui la crescita europea dovesse frenare per i problemi in Maghreb, significa non imporre con lo stesso rigore i piani di austerità varati nei paesi periferici prima della crisi nordafricana. Una flessibilità che dovrà essere ben spiegata ai mercati. Inoltre le misure di salvataggio, tra le quali il potenziamento del Efsf, dovranno essere approvate alla svelta per rafforzare la rete di sicurezza.
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