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Questo articolo è stato pubblicato il 02 marzo 2011 alle ore 06:37.

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ROMA
La chiamano «la cima Coppi», cioè la tappa più alta del Giro d'Italia. È così che i leghisti hanno ribattezzato il traguardo di oggi del federalismo municipale. Non c'è timore della vigilia. Ieri al gruppo del Carroccio facevano i conti sui numeri della fiducia: i sì "sicuri" vengono dati a 316 ma – dicono – ci potevano essere anche quelli dell'Svp, se non ci fosse stata la fiducia, e forse perfino qualche astensione nel Pd. Comunque il dato politico è che la prima tranche della riforma passa e, per il partito di Bossi, la data è perfetta. È il tempismo che gioca a loro favore perché proprio sabato, il 5 marzo, a Bergamo sono già organizzate le celebrazioni per i 25 anni di nascita del partito bergamasco che in Lombardia è quello più forte, più vasto. Nel palco ci sarà il pienone di big: Umberto Bossi, Roberto Calderoli, Roberto Maroni, Giancarlo Giorgetti, Giacomo Stucchi, deputato e probabile prossimo capogruppo alla Camera, che oggi "controlla" la provincia di Bergamo. Duemila persone già prenotate alla Fiera, tutti paganti (il biglietto per la cena è di 20 euro). È chiaro quindi che sabato ci sarà il primo grido di vittoria della Lega, vissuto nel contesto più verace e popolare. Tutto quel malessere della base di cui a lungo hanno parlato i giornali – se davvero c'è – verrà così allontanato dagli slogan di vittoria del Senatur.
Ma quella di oggi è appunto solo una tappa. Il prossimo punto nell'agenda leghista è il rimpasto di governo. Dopo le celebrazioni dell'unità d'Italia, il partito di Bossi si aspetta almeno due novità importanti nella squadra: Marco Reguzzoni – attuale capogruppo a Montecitorio – al posto che fu di Adolfo Urso come viceministro dello Sviluppo economico; Sebastiano Fogliato che diventa sottosegretario all'Agricoltura, ministero a cui il Carroccio non vuole rinunciare e quindi "imporrà" una sua presenza nel posto che era di Antonio Buonfiglio, dopo le sue dimissioni per essere passato con Fli. Ci saranno poi spostamenti interni: Sonia Viale da sottosegretario all'Economia tornerà con Maroni all'Interno e Michele Davico che, dall'Interno, dovrebbe diventare sottosegretario della Cultura.
Chiuso il capitolo rimpasto, si arriverà davvero al dunque. Perché il prossimo decreto sul federalismo – quello che riguarda le Regioni e i costi standard, quello che affonda sul tema-sanità – sarà davvero il più ostico. È qui che infatti si aprirà il vero conflitto nel Pdl (e con il Pdl) tra Nord e Sud. Il Carroccio ne è consapevole e teme quella tappa perché è a ridosso dell'appuntamento più importante: le amministrative. In ballo c'è Milano (Matteo Salvini potrebbe diventare vicesindaco), Como, Varese, Mantova, Torino e perfino Bologna. Quella sarà la prova verità di una Lega che oggi fa il conto di poter strappare consensi al Pdl e portarli nella sua cassaforte. Una lettura esattamente inversa a quella di chi pensa che invece la solidarietà con Berlusconi starebbe portando via voti al Carroccio. Nel partito del Senatur non c'è questo timore, anzi.
La convinzione è che la fedeltà al premier affiancata – però – alle vittorie sul federalismo e alla gestione dell'emergenza-immigrazione, non farà che portare acqua al mulino padano. È in questa chiave che i leghisti hanno letto le parole del Cavaliere sabato scorso a Milano, proprio come conferma dei timori Pdl. Il premier sabato aveva detto non solo che «dobbiamo fare come la Lega, stare sul territorio» ma, prima della partita Milan-Napoli, aveva così tifato la sua squadra: «il Milan deve battere il Sud». Per i "padani" è stata una chiara invasione di campo.
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