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Questo articolo è stato pubblicato il 02 marzo 2011 alle ore 09:04.

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Ucciso in Pakistan ministro cristiano per le minoranze religioseUcciso in Pakistan ministro cristiano per le minoranze religiose

Stava andando a una riunione del governo a Islamabad, e non aveva un'auto blindata malgrado avesse già ricevuto più di una volta minacce di morte. «Mi hanno avvertito che se continuerò la campagna contro la legge sulla blasfemia, mi assassineranno. Mi decapiteranno. Ma le forze della violenza, le forze dell'estremismo non mi fermeranno, non mi intimidiranno», aveva detto Shahbaz Bhatti, 35 anni, cristiano, ministro per le Minoranze religiose. Sosteneva che in Pakistan la dura legge contro la blasfemia, che prevede la pena di morte per chiunque insulti l'Islam, in realtà è uno strumento per perseguitare le religioni di minoranza nel paese. Voleva riformarla.

La mappa dei cristiani perseguitati nel mondo

Nessuno finora è mai stato impiccato in base alla legge, ma per questa legge sono già morti in tanti. Nelle strade. I fondamentalisti la applicano da soli. Poco lontano dal luogo in cui hanno aspettato il ministro Bhatti, in gennaio era stato ucciso un altro politico, il governatore provinciale del Punjab Salman Taseer.

Il Pakistan cammina su un filo, sotto la costante minaccia dell'estremismo islamico. Vicino all'auto di Bhatti, crivellata di colpi, sono stati trovati foglietti che sono stati collegati a gruppi talebani, un canale televisivo ha riferito fossero firmati "Fidayeen e Muhammad" e "al-Qaeda in Punjab". Le tv pakistane parlano di due o forse quattro uomini in moto, che dopo aver spinto fuori dall'auto di Bhatti una nipote e la guardia del corpo gli hanno sparato più volte. Il ministro è stato dichiarato morto in ospedale. Gli assassini sono fuggiti.

Il governatore del Punjab, Taseer, era stato ucciso il 4 gennaio scorso dall'uomo incaricato di proteggerlo: aveva preso le difese di una donna, cristiana, condannata a morte l'anno scorso per "aver insultato" il profeta Maometto. Stava raccogliendo bacche nel suo villaggio, la sua era l'unica famiglia cristiana. In seguito a una discussione, le altre donne musulmane l'hanno accusata di blasfemia, qualcuno subito cercò di metterle un cappio al collo. Asia Bibi, madre di cinque figli destinati ora a vivere nascosti, con il padre, nella paura, perennemente in fuga. Lei non è sicura neppure in carcere, dove attende l'appello, un capo religioso radicale ha promesso più di 5.000 dollari "a chi la finirà". Mentre l'assassino di Taseer è considerato un eroe da molti, e le ripetute manifestazioni di piazza a suo sostegno hanno spinto il governo in carica - il Pakistan People's Party del presidente Asif Ali Zardari, vedovo di Benazir Bhutto - a prendere le distanze dall'emendamento per cui lottava Shabhaz Bhatti.

«Shabhaz Bhatti - ha attaccato Ali Dayan Hasan di Human Rights Watch, citato dall'agenzia Asian News - era una delle poche persone nel governo ad aver assunto una posizione coraggiosa e di principio sulla legge contro la blasfemia. Questo non promette bene per la tolleranza in Pakistan, e chiama in causa la codardia del governo nell'aver abbandonato chi, tra le sue fila, lotta per questo». Il ministro degli Esteri Franco Frattini, che aveva incontrato Shabhaz Bhatti nel novembre scorso a Islamabad, ha condannato la sua morte in una nota chiedendo poi all'Unione Europea di dare «concreta e immediata attuazione al piano d'azione in difesa dei cristiani».

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