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Questo articolo è stato pubblicato il 02 marzo 2011 alle ore 14:25.

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José Luis Rodríguez Zapatero (sin) con il nuovo primo ministro tunisino Beji Caid Essebs a Tunisi (Afp Photo)José Luis Rodríguez Zapatero (sin) con il nuovo primo ministro tunisino Beji Caid Essebs a Tunisi (Afp Photo)

In questi giorni, e con scarsissimo preavviso, il presidente del governo spagnolo, José Luis Rodríguez Zapatero, sta intraprendendo un minitour in alcuni paesi arabi. Dopo una visita in Qatar e negli Emirati Arabi Uniti, conclusasi ieri, e una tappa notturna a Madrid la scorsa notte, oggi Zapatero è in Tunisia, primo premier europeo a visitare il paese dopo la caduta del presidente Zine El-Abidine Ben Ali, avvenuta in seguito alla sollevazione popolare divenuta celebre come "Rivoluzione dei Gelosmini".

Lo scopo del doppio viaggio di Zapatero è, per l'appunto, doppio: le tappe nei paesi del Golfo del capo del governo spagnolo hanno avuto più che altro risvolti di natura economica, quella odierna in Tunisia invece ha un carattere più politico e di osservazione della situazione (con in più un tentativo di rinnovato protagonismo spagnolo sul versante mediterraneo).

A Doha e negli Emirati Zapatero è riuscito a raccogliere buone notizie per le imprese del suo paese e per le casse di risparmio spagnole, in fase di ristrutturazione. Secondo la Moncloa si tratta di un'importante "certificazione di fiducia" nei confronti del sistema-Spagna, dopo che la crisi economico-finanziaria mondiale ha accarezzato con mano particolarmente ruvida Madrid.

In Qatar il premier iberico ha raccolto impegni per investimenti pari a circa tre miliardi di euro e il fondo sovrano del paese del Golfo parteciperà con circa 300 milioni alla capitalizzazione di una cassa di risparmio spagnola, ancora non meglio definita. Inoltre si sono poste le basi per una cooperazione che si annuncia fruttifera per le imprese spagnole in vista del Campionato mondiale di calcio del 2022, che si svolgerà proprio in Qatar. Il calcio è protagonista anche di altri "legami" tra Madrid e Doha. La squadra del Barcellona, soltanto pochi mesi fa, ha accettato per la prima volta nella sua storia ultracentenaria una sponsorizzazione sulle maglie dei propri giocatori, in cambio di 150 milioni di euro in cinque anni; questo generoso sponsor è la Qatar Foundation, una organizzazione no profit basata a Doha.

Il marchio del Football Club Barcelona si dimostra particolarmente spendibile in Qatar: pare che proprio investitori di quel paese potrebbero comprare le quote, attualmente detenute dal gruppo messicano Televisa, del canale tv spagnolo La Sexta, che è controllato da un'alleanza di soci di cui fa parte la catalana Mediapro, guidata da Jaume Roures, che è molto vicino a Zapatero e controlla anche Barça TV, emittente che trasmette le partite del Barcellona. Mediapro, tra l'altro, ha una sede (e vari affari in corso) proprio in Qatar.

Negli Emirati Arabi Uniti Zapatero ha visitato la "città verde" di Masdar, progettata dallo studio dell'archistar Norman Foster e attualmente in costruzione, e ha tessuto prospettive di collaborazione e investimenti che coinvolgano la Spagna e il paese del Golfo nel settore delle energie rinnovabili. In più, ha visitato la Fiera dell'alimentazione in corso a Dubai, di cui quest'anno è ospite d'onore, con molti espositori presenti, proprio Madrid. Dagli Emirati Zapatero è ripartito dando la notizia di contratti con imprese spagnole per un valore di circa un miliardo e 400 milioni di euro (tra i beneficiari ci sono due società del settore information technology come Indra e Amper). Inoltre 150 milioni di euro provenienti dagli Emirati saranno iniettati nella capitalizzazione delle casse di risparmio spagnole. In aggiunta non va dimenticato che recentissimamente l'International Petroleum Investment Company, di proprietà del governo di Abu Dhabi, ha acquisito il 100 per cento della compagnia petrolifera spagnola Cepsa.

Di sapore diverso è invece il viaggio di Zapatero in Tunisia che non è stato cancellato nonostante l'improvviso avvicendamento, dovuto a rinnovate proteste di piazza, tra il premier dimissionario Mohamed Ghannouci e il nuovo capo del governo ad interim Béji Caïd Essebsi. Zapatero, che qualche giorno fa ha evocato l'urgenza di un "Piano Marshall" per sostenere i paesi arabi in cui si stanno sviluppando cambi di regime, ha dichiarato di voler osservare da vicino quello che sta succedendo in Tunisia. E, dopo aver istituito un bizzarro paragone tra il premier dimissionario Ghannouci e Carlos Arias Navarro, il presidente del governo di Madrid che gestì il momento della morte del dittatore Francisco Franco per poi farsi da parte, Zapatero ha affermato che la transizione spagnola alla democrazia resta un modello, valido anche per la Tunisia.

Accanto all'aspetto politico e avanguardista (in quanto Zapatero è il primo premier europeo ad andare a Tunisi dopo la Rivoluzione dei Gelsomini), per Madrid c'è anche un risvolto economico nella decisione di monitorare da vicino la situazione del Maghreb. Infatti la Spagna, come molti altri paesi europei, ha importanti interessi nell'area: in Libia, prima dell'esplosione della rivolta contro il regime di Muammar Gheddafi, la spagnola Repsol produceva più di 300 mila barili di petrolio al giorno; in Egitto Unión Fenosa Gas ha importanti contratti; in Marocco sono presenti centinaia di imprese iberiche; in Tunisia le aziende spagnole controllano parte importante della produzione di cemento e sono particolarmente attive nei settori ortofrutticolo e oleario.

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