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Questo articolo è stato pubblicato il 03 marzo 2011 alle ore 13:28.

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Angelino Alfano ha annunciato ieri il Consiglio dei ministri straordinario per varare la riforma della giustizia che si terrà giovedì 10 marzo (Ansa)Angelino Alfano ha annunciato ieri il Consiglio dei ministri straordinario per varare la riforma della giustizia che si terrà giovedì 10 marzo (Ansa)

Come già annunciato ieri dal guardasigilli Angelino Alfano, il Consiglio dei ministri straordinario per varare la riforma della giustizia si terrà giovedì 10 marzo. La data è stata fissata stamane nel corso della riunione dei ministri convocata a Palazzo Chigi. Ieri Alfano aveva tirato le somme del riassetto con i tecnici pidiellini della giustizia illustrando loro le linee generali, ma lasciando aperti i punti più controversi: separazione delle carriere di giudici e pm; Csm diviso in due (uno per i pm l'altro per i giudici); Alta Corte di disciplina esterna a Palazzo dei Marescialli; principio di responsabilità dei magistrati nella Costituzione; inappellabilità delle sentenze di assoluzione. Tutti i tasselli, insomma, già annunciati nei mesi scorsi, ma le cui declinazioni dovranno passare attraverso il confronto con la Lega. E ieri, non a caso, il ministro della Giustizia si è affrettato a chiarire che con il Carroccio c'è già un'intesa di massima sull'impianto della riforma.

Resta l'obbligatorietà dell'azione penale, nessun intervento sulla Consulta
Alfano ha anche rassicurato rispetto a ipotesi più radicali circolate negli ultimi giorni. A cominciare dall'obbligatorietà dell'azione penale che dovrebbe restare («non c'è alcuna possibilità che l'articolo 112 della Costituzione sia cancellato», ha chiarito il guardasigilli) anche se - ha aggiunto - «stiamo valutando se intervenire con legge ordinaria per regolamentarne le modalità». Accantonata, almeno per ora, anche la possibilità di un intervento sui poteri della Corte Costituzionale o su eventuali maggioranze qualificate cui aveva fatto riferimento lo stesso premier Silvio Berlusconi per dichiarare l'illegittimità di
una legge («non se ne è parlato e - ha specificato Alfano - non faceva parte della mia relazione»).

L'asse con il Carroccio
Il momento è infatti troppo delicato e le colombe del Pdl hanno suggerito al premier prudenza rispetto a una ipotesi di modifica della Consulta che potrebbe essere chiamata a decidere sul conflitto di attribuzione nel caso Ruby. Infine, niente presidenza del Csm dei pm affidata al ministro della Giustizia («da parte mia questa è un'ipotesi esclusa»), ma la possibilità che questa vada al procuratore generale della Cassazione o al presidente della Repubblica. «Ci sono diverse ipotesi in campo e tutte hanno la loro cittadinanza» perché l'obiettivo finale - ha assicurato il Guardasigilli - è realizzare un sistema basato «sulla parità tra accusa e difesa» in linea con il principio costituzionale del giusto processo. Con la Lega ci sono già stati «colloqui molto proficui» e i suggerimenti sono ben accetti: le richieste del Carroccio di una maggiore partecipazione del popolo all'amministrazione della giustizia saranno valutate modificando l'articolo 106 della Costituzione. In che modo sembra però ancora da definire. Sicuramente con la nomina anche elettiva di magistrati onorari alle funzioni di pm. Resta però da sciogliere il nodo dell'eventuale elezione dei capi degli uffici giudiziari: anche su questo punto non c'è ancora nulla di definitivo.

Il riassetto del Csm
Alfano, infine, ha offerto due opzioni sulla composizione dei Csm dei giudici e dei pm: o saranno composti per due terzi da "laici" e per un terzo da "togati" (ribaltando così l'attuale equilibrio), oppure saranno per metà costituiti da "laici" e per l'altra metà da "togati". Seppure i contenuti della riforma vengano indicati come coincidenti in molti punti con la bozza Boato della bicamerale D'Alema, il Pdl teme di non riuscire a raggiungere la maggioranza dei due terzi in Parlamento. In questo caso sarà inevitabile affrontare il referendum confermativo. Per questo Alfano ha parlato della necessità di cominciare a sensibilizzare l'opinione pubblica sulle ragioni e sulla necessità della riforma costituzionale. (Ce. Do.)

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