Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 03 marzo 2011 alle ore 09:26.

My24

Un'arma dal forte impatto politico ma dagli effetti giudiziari incerti. E soprattutto dai tempi lunghi. Troppo lunghi per ipotizzare una qualche incidenza sul processo-Ruby prima di luglio, se non addirittura prima di ottobre. Se, infatti, la Camera solleverà il conflitto, tanto ci vorrà alla Consulta per decidere, non il merito (per questo passerà un anno), ma l'«ammissibilità» del ricorso. Il tempo medio è questo, dai quattro ai sette mesi. E fino al via libera sull'ammissibilità, il conflitto è come se non esistesse. Quindi, anche se il tribunale volesse fermarsi per ragioni di opportunità, non potrebbe farlo. Il dibattimento comincerà il 6 aprile e andrà avanti, sia pure al ritmo consentito dai «legittimi impedimenti» di Silvio Berlusconi e dei suoi avvocati parlamentari. Ma andrà avanti. Sempre che i giudici, alla prima udienza, confermino la propria «competenza funzionale» e rigettino l'eccezione della difesa di trasferire gli atti al tribunale dei ministri. Altrimenti il conflitto si sgonfierà almeno per tre quarti perché il processo tornerà come un gambero alle indagini, affidate al tribunale dei ministri. Che però, per rinviare a giudizio Berlusconi, dovrà chiedere l'autorizzazione alla Camera. Con un esito, questo sì, rapido e scontato.
È complicato persino per gli addetti ai lavori districarsi nella vicenda "Camera versus magistrati di Milano". Un caso senza precedenti e dagli sviluppi imprevedibili. Alcuni punti fermi, però, ci sono e vale la pena fissarli.

Il ricorso della Camera
Dopo il via libera dell'aula, gli avvocati di Montecitorio dovranno scrivere il ricorso. Supponendo che il semaforo verde dell'aula (ufficio di presidenza permettendo) arrivi verso il 20 marzo, difficilmente il ricorso sarà depositato a palazzo della Consulta prima del 6 aprile, quando inizia il processo-Ruby. Niccolò Ghedini ha lasciato intendere che quell'udienza sarà probabilmente rinviata per impegni parlamentari degli avvocati, ma anche se il rinvio dovesse essere di un mese, per quella data la Corte non avrà ancora deciso se il conflitto è ammissibile, visti i tempi di fissazione delle camere di consiglio. Certo è che alla prima udienza gli avvocati del premier devono contestare la competenza funzionale del tribunale, altrimenti si precludono questa possibilità nei successivi gradi di giudizio. E quella potrebbe essere la carta vincente, che chiude la partita. Ma se il tribunale respingerà l'eccezione, contro la sua decisione, oltre all'impugnativa della difesa nei successivi gradi di giudizio, potrebbe esserci un nuovo conflitto della Camera (secondo lo schema seguito nel processo Abu Omar).

Giudizio «bifasico»
Mentre il conflitto sollevato direttamente dall'autorità giudiziaria sospende il processo, quello sollevato dalle camere non ferma le lancette dell'orologio perché non è un «rimedio processuale» ma vive di vita propria, parallelamente al processo fino al verdetto della Consulta. Ciò nonostante, il giudice può ritenere opportuna la sospensione, a condizione che l'attesa del verdetto della Corte non pregiudichi la durata ragionevole del processo. In ogni caso, una decisione del genere presuppone che il conflitto esista, e cioè, che sia stato dichiarato ammissibile. Non a caso si dice che il conflitto dà luogo a un «giudizio bifasico»: prima si valuta l'ammissibilità e poi il merito. Finché il ricorso non supera la prima fase, non esiste. Ecco perché di sospensione del processo Ruby si potrà eventualmente parlare solo dopo l'ammissibilità del ricorso della camera.

Consulta giudice del merito
Il conflitto sul caso-Ruby potrebbe avere tempi più lunghi del solito. Il nodo da sciogliere non è tanto quello di riconoscere alle camere il potere di valutare la ministerialità del reato (questo è già scritto nella sentenza 241/2009) quanto di stabilire se le camere debbano avere l'ultima parola o no. O se, in caso di contrasto, spetti alla Consulta fare da arbitro. In tal caso la Corte dovrebbe entrare nel merito delle singole vicende processuali e decidere caso per caso, svolgendo una vera e propria istruttoria. Che – come nel caso Ruby – potrebbe richiedere molto tempo. Precedenti non ce ne sono e a palazzo della Consulta non riescono neppure a immaginare che cosa potrà davvero accadere.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi