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Questo articolo è stato pubblicato il 05 marzo 2011 alle ore 09:45.

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ROMA - Un appello, già partito, al presidente della repubblica Giorgio Napolitano perché non firmi il decreto legislativo. Poi, in caso di insuccesso, un ricorso alla corte costituzionale. Intanto una raccomandazione alle regioni perché il decreto "ammazza rinnovabili", così lo chiamano i contestatari, venga impugnato con tutti i mezzi possibili e in tutte le sedi plausibili. E, nel mentre, un ricorso parallelo all'Unione europea.
Prima dei commenti, i fatti. Si parla di migliaia di persone pronte a finire in cassa integrazione (Valerio Natalizia del Gifi Confindustria Anie, eccede in pessimismo e azzarda 10mila addetti in cassa). Gli imprenditori parlano di nottate passate a rifare i business plan, parlano di progetti congelati a decine, parlano di telefonate algide con cui le banche sospendono i piani di finanziamento.


Più colpiti sembrano i settori dell'energia fotovoltaica e dell'eolico; meno sensibile il settore delle agroenergie; qualche soddisfazione per segmenti come l'edilizia sostenibile; i consumatori industriali di energia attendono che la riduzione degli incentivi alleggerisca le bollette elettriche.

Le principali associazioni degli imprenditori delle energie rinnovabili sono in allarme rosso sui contenuti del decreto di razionalizzazione dei sussidi alle energie verdi appena varato dal governo (si veda il Sole 24 Ore di ieri). E si dicono convinte delle loro buone ragioni. Ci sono forti profili incostituzionali – sostengono – dietro una «mistificazione di un provvedimento che dovrebbe razionalizzare un settore che aveva effettivamente bisogno di qualche intervento» ma che invece «lo uccide con effetto praticamente immediato».

Aper, AssoEnergieFuture, Assosolare, Gifi-Anie. Tutti insieme sul piede di guerra. La violazione costituzionale sarebbe evidente perché, tra l'altro, il governo non avrebbe «in alcun modo recepito la direttiva europea che traccia uno sviluppo e non un ridimensionamento delle rinnovabili». Né si sarebbe tenuto conto dei «pareri espressi dalle commissioni parlamentari» configurando in maniera inequivocabile un eccesso di delega. Ma ci sarebbe una violazione costituzionale addirittura "a monte". Perché, insistono le associazioni, il decreto legislativo «mina la certezza del diritto», quando ridefinisce in forma retroattiva le sovvenzioni già promesse e praticamente assegnate. E poi (altra palese violazione della carta, accusano le associazioni) il testo del provvedimento è stato varato «senza un'intesa con le regioni, che si erano pronunciate su un testo sostanzialmente diverso» afferma Pietro Pacchione, consigliere delegato di Aper.

«La scelta del governo è stata irresponsabile. Non si rende conto – incalza Gianni Chianetta, presidente di Assosolare – delle conseguenze economiche e sociali». Perché il provvedimento ha immediatamente bloccato i cantieri in corso e quelli che stavano per partire. A breve si vedranno i drammatici effetti sull'occupazione e sulle imprese».

Le cifre in gioco? Cassa integrazione in arrivo per «oltre 10mila unità – ripete Valerio Natalizia, presidente di Gifi – direttamente impegnate nel settore». A fronte di un «blocco degli investimenti programmati per i prossimi mesi per oltre 40 miliardi, il blocco immediato di ordini di apparati già in corso per circa 8 miliardi e contratti già stipulati per circa 20 miliardi». Ecco che «tutti gli investitori nazionali e internazionali si sono fermati».

Gli istituti finanziari confermano. Le banche «hanno già fermato i finanziamenti ai progetti fotovoltaici e stanno facendo una forte riflessione» e nei prossimi giorni si riuniranno gli strateghi dell'Abi «per valutare l'impatto del provvedimento» fa sapere Pio Forte, di Unicredit Leasing. Non a caso il ministro Paolo Romani si è impegnato: «Voglio prima incontrare direttamente i principali protagonisti tra banche e imprese interessate al settore».

Da Tortona, dove è in corso il congresso sulle agroenergie, gli imprenditori fanno le prime stime sulle conseguenze del decreto sulle rinnovabili: c'è l'incertezza degli investitori ma emerge la tenuta sostanziale del settore dell'energia ricavata da materie prime agricole. «Ritengo corretto porre un freno allo sviluppo un po' drogato del fotovoltaico italiano», commenta il senatore Andrea Fluttero.

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