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Questo articolo è stato pubblicato il 04 marzo 2011 alle ore 06:37.

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WASHINGTON
Il rischio più grande è che il conflitto tra Muammar Gheddafi e l'opposizione si congeli in una lunga, sanguinosa situazione di stallo: ieri Barack Obama è sceso in campo per alzare la pressione sul dittatore libico. Ha ribadito che «avendo perso ogni legittimità se ne deve andare», e ha rivendicato il diritto degli Stati Uniti e della comunità internazionale «ad agire rapidamente se la situazione dovesse deteriorarsi». Per affrontare una crisi umanitaria o fermare la violenza contro i civili in Libia, Obama ha detto di aver autorizzato i vertici militari a studiare «ogni opzione», compresa quella di una no-fly zone. Ipotesi appoggiata da Francia e Gran Bretagna, se gli attacchi contro i civili continueranno.
Intanto l'aviazione americana, militare e civile, interverrà per soccorrere gli egiziani bloccati al confine tra Libia e Tunisia. La Casa Bianca non intende avere le mani legate, intende poter decidere «ciò che è meglio per la popolazione libica in consultazione con la comunità internazionale»; e se Gheddafi si annida a Tripoli, ha avvertito il presidente americano, gli Stati Uniti devono poter trovare il modo di portare aiuti alimentari alla gente. È la prima volta che Obama attacca Gheddafi in pubblico, al di là delle dichiarazioni scritte. Una nave del programma alimentare dell'Onu diretta a Bengasi con un carico di farina è stata costretta a invertire la rotta per il timore di bombardamenti aerei.
Il presidente americano parlava mentre due navi da guerra, la USS Kearsarge e la USS Ponce, proseguivano la loro marcia di avvicinamento alle coste libiche. A Creta imbarcheranno 400 Marines, arrivati dalla North Carolina: andranno a sostenere le operazioni umanitarie, ma anche eventuali interventi militari.
Sul terreno le forze fedeli a Gheddafi combattono per rompere l'isolamento del dittatore, premendo sulla linea del fronte verso Bengasi; fuori dalla Libia, un altro passo della comunità internazionale per mettere all'angolo il raìs è stato l'annuncio di un'inchiesta della Corte penale dell'Aja per i crimini di guerra. Gheddafi, i suoi figli e i componenti della loro cerchia ristretta verranno indagati per il bagno di sangue di cui sono responsabili, per le repressioni contro i dimostranti che avrebbero portato a migliaia di morti. «Agiremo con imparzialità», ha dichiarato il procuratore Luis Moreno-Ocampo del Tribunale dell'Aja, spiegando che anche i leader dell'opposizione verranno messi sotto inchiesta, se ugualmente responsabili di crimini.
Gli americani, secondo il presidente venezuelano Hugo Chavez, stanno esagerando la portata delle repressioni in Libia per giustificare un'invasione. Chavez, amico di Gheddafi, avanza così una proposta di mediazione che prevede l'invio di una commissione internazionale per trattare con entrambe le parti, idea subito rifiutata dai capi della rivolta. Meno chiara l'accoglienza sul fronte opposto: secondo Caracas il governo libico ha accettato la proposta ma il figlio del Colonnello, Saif al-Islam, ha chiarito in un'intervista a Sky News che i venezuelani «vivono lontano da noi e non conoscono la Libia. Siamo in grado di risolvere da soli le questioni che riguardano la nostra gente», ha detto Saif. In ogni caso, l'interesse manifestato dalla Lega araba - che esaminerà la proposta di Chavez - è bastato a calmare per un momento i prezzi del petrolio: Brent in calo a Londra a 113,09 dollari il barile e light a 101,91 dollari a New York.
La crisi libica sarà tra i temi centrali dell'incontro tra i leader del Partito popolare europeo, oggi a Helsinki, in attesa del vertice straordinario tra i ministri degli Esteri Ue, convocato il 10 marzo alla vigilia di quello tra i capi di stato e di governo, l'11. L'obiettivo è formulare una risposta comune di fronte alla crisi politica e umanitaria, dopo l'entrata in vigore delle prime sanzioni decise dall'Unione Europea. Tra i paesi europei, l'Olanda è improvvisamente coinvolta più di ogni altro nella crisi libica: tre suoi soldati sono stati catturati dalle truppe di Gheddafi vicino a Sirte. Erano in missione per liberare due civili, un olandese e il cittadino di un altro paese europeo. Sono in corso tentativi diplomatici per liberarli.
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WASHINGTON: «LIBERI DI AGIRE RAPIDAMENTE»
- Il presidente americano Barack Obama ha attaccato Muammar Gheddafi, per la prima volta in pubblico: «Non ha più legittimità, deve andarsene»
- Quattrocento Marines sono sbarcati a Creta: si uniranno a due navi da guerra Usa dirette verso le coste libiche
- La Corte penale dell'Aja annuncia un'inchiesta su Gheddafi per crimini di guerra
- Tre soldati olandesi catturati dalle forze fedeli al raìs presso Sirte
RIENTRA L'EMERGENZA PROFUGHI IN TUNISIA
- È rientrata l'emergenza profughi al confine con la Tunisia: ieri solo un centinaio di persone ha varcato la frontiera. Il commissario per gli Aiuti umanitari, Kristalina Georgieva, ha ammesso il ritardo della Ue negli interventi.
- È partita la missione umanitaria dell'Italia in Tunisia, dove saranno impegnati aerei per il rimpatrio degli egiziani, e in Libia, dove arriveranno aiuti a Bengasi
LA FRASE DEL GIORNO «I venezuelani sono amici, ma non hanno idea di cosa accade in Libia. Sarebbe come se proponessi un accordo in Amazzonia» Saif al-Islam, figlio di Gheddafi

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