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Questo articolo è stato pubblicato il 04 marzo 2011 alle ore 15:39.

Milan juve (Ansa)Milan juve (Ansa)

Campionato finito quando arbitro fischia dopo novanta minuti ultima partita. Una delle massime dell'ovvio del calcio, pescata dalla ricca collezione degli aforismi attribuiti a Vujadin Boskov, suggerirebbe maggior prudenza. Tanto più quando manca poco più di un quarto del cammino (11 partite su 38) del campionato. Tuttavia se il calcio deve il suo fascino a una buona dose d'imprevedibilità è nel contempo gioco refrattario ai miracoli, tanto più su un torneo lunghissimo quale quello di serie A.

L'ultimo scudetto vinto da un autentico outsider risale alla stagione 1984-1985 con il Verona di Bagnoli. Fondato è il sospetto che per molti anni a venire nessuna delle seconde linee riuscirà a emulare l'impresa di quella grande provinciale, a meno che nuovi magnati s'impadroniscano di squadre di modesto lignaggio per costruire inediti potentati calcistici. Il presente è dunque contrassegnato da un dominio sempre più ristretto. L'involuzione di Roma e soprattutto Juventus lo ha trasformato in un affare per due, tra l'una e l'altra sponda del Naviglio.

Il faccia a faccia tra Milan e Inter
Tre sole partite separano le due milanesi dal derby. Sulla carta il compito più difficile spetta ai rossoneri (Juventus, Bari e Palermo) rispetto ai nerazzurri ( Genoa, Brescia e Lecce). Decisivo sarà comunque l'esito del ritorno di Champions, soprattutto se una delle due riuscisse a ribaltare l'identico risultato sfavorevole dell'andata. Nonostante il calendario, è tuttavia la squadra di Allegri che può vantare le migliori opportunità e ciò per tre motivi:
1) il vantaggio, consistente, di cinque punti;
2) uno stato di forma complessivo superiore all'avversario;
3) un migliore equilibrio tra difesa, centrocampo e attacco. La squadra non è più dipendente dal solo Ibrahimovic e può permettersi di rinunciare a Pirlo senza traumi.

Proprio quell'equilibrio che oggi manca all'Inter e che è stato alla base della travolgente stagione dei record. Se Eto'o è straordinario e Sneijder è campione ritrovato, l'Inter non è più l'invincibile armata dello scorso anno, capace di ribaltare con la forza del gruppo anche il divario tecnico che la separava dal Barcellona. In sintesi:
1) ai nerazzurri manca il Cambiasso della scorsa stagione, monumentale nel presidio delle zone nevralgiche del campo, mentre Stankovic paga il dazio di troppi infortuni;
2) senza quella diga la difesa s'è fatta incerta e superabile. Altissimo il prezzo pagato per il ko di Samuel, solo di recente compensato da Ranocchia, grandissimo e giovane difensore; 3) mancano i gol di Milito, colpito da una catena di infortuni senza fine.
Il vero punto di forza dell'Inter resta la straordinaria personalità dei suoi primi attori, capaci di compensare le lacune appena ricordate.

Le delusioni Juve e Roma
Alle spalle delle due contendenti il senno del passato indicava Juve e Roma, rivelatesi le vere e autentiche delusioni dell'annata. I bianconeri sono come un'addizione mal riuscita: cambia l'ordine dei fattori, ma non il prodotto. Dal ritorno in serie A una girandola di allenatori e giocatori bruciati su un altare più attento a invocare i fantasmi del passato che intraprendere con coraggio e sino in fondo nuove vie. Così la Juve si trova alla vigilia dell'incontro di sabato con il Milan nelle peggiori condizioni: troppi giocatori non in forma, ma soprattutto prigionieri delle loro paure che si manifestano sul campo con errori da principianti, guidati da un allenatore "a tempo"che ha già perso la fiducia prima ancora d'averla appieno conquistata.
La Roma, tenuta in vita da Unicredit e nell'infinita attesa del salvatore italo-americano, è vittima della propria precarietà e affonda nello stagno delle sue polemiche interne con troppi giocatori che remano contro e che di fatto hanno sfiduciato l'ex Ranieri con il loro comportamento.

L'Udinese dei miracoli con Napoli e Lazio
Nella scia delle milanesi troviamo Napoli, Lazio e Udinese. Se lo stato di forma resterà l'attuale, è facile pronosticare che proprio la più attardata, l'Udinese, potrebbe aspirare a un miracoloso terzo posto. Le stelle sono Sanchez e Di Natale, ma è l'intera squadra a dare spettacolo. Gli uomini di Guidolin giocano senza dubbio il miglior calcio oggi in Italia, anche se mancano i sufficienti ricambi per garantire continuità a una manovra tanto bella quanto dispendiosa.

Il Napoli è uscito con le ossa rotte da San Siro, complice anche la sventurata partita giocata e persa con il Villareal in Europa League quattro giorni prima. Resta eccellente e oltre le previsioni il campionato dei partenopei, ma a giusta ragione il presidente calma i bollenti spiriti della città: la squadra è bella, ben guidata, ma non ha il tasso di classe necessario per aspirare ora allo scudetto.

Identico ragionamento vale per la Lazio, partita senza pretese e capace di un eccellente rendimento, garantito da un saggio e bravo allenatore che ha saputo mascherare anche la flessione degli ultimi tempi.

Si può dunque azzardare una classifica finale così concepita: al Milan lo scudetto e nell'ordine a seguire Inter, Udinese, Napoli e Lazio. D'obbligo, per i tifosi dei vari colori, scongiuri e maledizioni. Chi scrive li incassa, con il rovello nel cuore della prevedibile quanto sciagurata retrocessione della squadra da sempre amata. Non resta che invocare il primo miracolo di Boskov: campionato finito quando arbitro fischia fine ultima partita.
Buon campionato a tutti.

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