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Questo articolo è stato pubblicato il 05 marzo 2011 alle ore 09:39.

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ISTANBUL - «La democrazia non si può esportare come una commodity. Si può solo favorire nei luoghi e nelle forme». Ne è convinto il ministro dell'Economia Giulio Tremonti che ieri, nel suo discorso come presidente Aspen alla conferenza internazionale Aspen a Istanbul sull'Europa e gli impatti delle rivolte nel Maghreb, ha delineato un piano di azione a livello europeo e mondiale: la convocazione del G-20 su energia e cibo come «piattaforma politica», un maggiore coinvolgimento dell'Ocse come «piattaforma permanente con elevato know-how», la costituzione di una filiale nel Mediterraneo della Banca europea degli investimenti come proposto dall'Italia già nel 2002 e la de-tax per devolvere una quota dell'Iva ai paesi che ne hanno bisogno.


Sollecitato in conferenza stampa dai giornalisti sul congelamento dei beni di Gheddafi e delle persone fisiche a lui vicine e come anche degli investimenti effettuati da istituzioni libiche, il ministro si è limitato a ricordare che l'Europa sta applicando la delibera Onu (solo persone fisiche ndr) e che Bruxelles «sta discutendo su altri investimenti»: come a voler sottintendere le discussioni in corso su un'interpretazione estensiva del regolamento allargato al congelamento di investimenti di istituzioni pubbliche. Oggi il Comitato per la sicurezza finanziaria, presieduto dal direttore generale Vittorio Grilli con la partecipazione di Banca d'Italia, Consob, Guardia di finanza e ministero degli esteri, si riunisce a Roma per implementare alla lettera il regolamento Ue in vigore per ora, che riguarda rais e il suo entourage. Si discuterà anche di tutto quello che riguarda le persone fisiche in attesa delle interpretazioni dei 27 stati membri.

Tremonti all'Aspen ha messo in evidenza «l'intensità politica» di quello che si sta rivelando un «avvento delle masse» come «grande questione democratica di dimensione non solo economica», come fenomeno che non è circoscritto al Nord Africa ma che si estende dall'Atlantico fino all'est del Golfo, in diversi continenti, fino all'Asia, in tutti quei luoghi dove le "diseguaglianze sono eccessive, inaccettabili e insostenibili per qualsiasi regime». Il ministro ha ricostruito la crisi del Maghreb considerando come innesco il rincaro dei prezzi delle commodities e soprattutto dei beni alimentari, esasperato dalla speculazione. «La speculazione sta distruggendo la vita di questi paesi - ha affermato -. Questo rialzo in Italia si chiama "carovita" ma in questi paesi è una questione di vita o di morte». Poi l'accelerazione dei social networks come facebook, twitter e anche le televisioni in paesi «che sono incredibilmente giovani con età media bassissima».

Rivolgendosi al panel della conferenza Aspen, Tremonti ha rilanciato la proposta italiana - bocciata nel 2002 e ora tornata allo studio a Bruxelles - di costituire una "subsidiary", una filiale Bei nel Mediterraneo con i paesi dell'area che entrano nel capitale. «All'epoca ci dissero che bastava una facility a Lussemburgo. La Bei è la più grande banca del mondo con una notevole leva per gli investimenti». Secondo il ministro si potrà fare di più in ambito G-20 e Ocse e intervenire con la raccolta di risorse finanziarie provenienti dall'Iva che però non dovranno passare per le mani dei governi per evitare che si trasformino «in armamenti o conti in Svizzera». Tra gli scenari di portata estrema illustrati da Tremonti all'Aspen come evoluzione della crisi Maghreb, c'è quello della democrazia in Europa messa in pericolo dall'ascesa di forze politiche di estrema destra per la paura dell'immigrazione e l'avvento di rivoluzioni che inneschino, come accadde nel caso della Russia dei bolscevichi, «il rimpatrio dei capitali con effetti destabilizzanti per l'Occidente», il congelamento dei fondi sovrani, ma «al contrario».

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