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Questo articolo è stato pubblicato il 05 marzo 2011 alle ore 08:17.

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Per una città alla ricerca di simboli di rilancio dopo la crisi immobiliare americana, la risposta a New York è forse arrivata da Frank Gehry. La sua torre è stata tenuta a battesimo nelle ultime settimane: il più alto grattacielo residenziale dell'isola. Un progetto, il primo del suo genere a Manhattan per l'ottuagenario architetto assieme al costruttore Forest City Ratner, che svetta per 870 piedi e 76 piani al numero 8 di Bruce Street, nel quartiere di Downtown, vicino a City Hall, il comune, e a pochi passi da Wall Street.
Il progetto, costato 875 milioni di dollari, è stato considerato simbolico per più ragioni. È un palazzo di appartamenti in affitto – in tutto 903 – a sua volta già una risposta agli eccessi finanziari di anni recenti, tra i quali la corsa dei prezzi delle case. Anche se la fascia degli affitti è ampia: le prime unità completate, 120 tra l'11esimo e il 34esimo piano, vanno tra i 2.600 dollari al mese (monolocali) a un minimo di 6mila per i trilocali. E gli appartamenti di prestigio ai piani alti, pronti entro il 2012, potrebbero facilmente superare i 15mila.
Ma c'è altro: ha dovuto superare, con successo, non pochi ostacoli. A un certo punto era stato ipotizzato di fermarne la crescita a metà, a 38 piani, per mancanza di risorse. Grazie in parte a misure anti-crisi del governo, ha invece potuto procedere: 204 milioni sono arrivati dal programma di Liberty bond, emissioni garantite da Washington e ideate dopo la grande tragedia dell'11 settembre 2001. Il completamento dell'edificio, iniziato nel 2003, offre un salutare contrasto con i continui ritardi e polemiche su quello che dovrebbe essere il grande simbolo architettonico della rinascita post 11 settembre: la Freedom Tower che dovrebbe innalzarsi non distante, dove prima si trovava il World Trade Center.
Anche l'accoglienza pubblica è stata significativa: le recensioni hanno celebrato l'edificio, dai critici del New York Times a quelli del New York Observer, come una ventata di rinnovamento e creatività buon auspicio per il futuro. Per Nicolai Ouroussoff del Times è nientemeno che «il miglior grattacielo sorto a New York dal Cbs building 46 anni orsono». L'esterno è stato trattato come un tributo alla nuova era digitale: è costituito da oltre 10.500 pannelli d'acciaio di forma diversa, offrendo all'occhio la sensazione di superficie corrugata, plasmata dalla mano dell'uomo e in costante evoluzione. Un traguardo raggiunto grazie al computer modeling usato da Gehry per il Guggenheim di Bilbao in Spagna oltre dieci anni fa.
Il progetto di Gehry non è l'unico che potrebbe lasciare il segno sugli orizzonti immobiliari e architettonici della città. Nell'ex quartiere di Hell's Kitchen, sulla 57esima Strada tra 11esima e 12esima Avenue, sta prendendo forma un altro progetto residenziale – 600 appartamenti in affitto – capace di farsi notare: qui gli architetti guidati dal danese Bjarke Ingels (lo studio Big) intendono dar vita a una vera e propria piramide: il palazzo, il debutto a New York per l'architetto, è considerato un tentativo di fondere la sensibilità del grattacielo newyorchese con un giardino di Copenhagen.
Simili progetti si affiancano a più tradizionali manifestazioni di rilancio a Manhattan. Il 38enne miliardario russo Andrey Melnichencko ha appena comprato un trilocale al 110 di Central Park South per 12,2 milioni. E Ursula Burns, amministratore delegato di Xerox, ha preferito una penthouse a est, al Brompton sulla 85esima Strada, pagando cinque stanze 8,15 milioni. Complessivamente Manhattan ha iniziato il 2011 con prezzi di vendita, in media, aumentati del 6% rispetto a un anno fa e solo del 10% inferiori ai picchi. A scrivere il prossimo capitolo della storia immobiliare della città potrebbero essere i nuovi progetti da Hell's Kitchen a Spruce Street.
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