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Questo articolo è stato pubblicato il 06 marzo 2011 alle ore 17:16.

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La «festa della Lombardia» agita la maggioranza Pdl-LegaLa «festa della Lombardia» agita la maggioranza Pdl-Lega

Il fuoco cova per ora sotto la cenere, ma la Festa della Lombardia decisa la scorsa settimana in consiglio regionale rischia di accendere qualche scintilla nella maggioranza Pdl-Lega. La Festa, prevista dal nuovo statuto della regione e spinta da un ordine del giorno votato la scorsa settimana per superare l'ostruzionismo del Carroccio sulla partecipazione lombarda al 150esimo dell'Unità nazionale, deve ancora trovare una forma e una data, e su entrambi i punti la tensione è assicurata.

La questione del calendario vede la Lega schierata sul 29 maggio, anniversario della battaglia di Legnano (1176), mentre il Pd punta sul 22 marzo (1848, in ricordo delle cinque giornate di Milano). Sul tema si deve esercitare una commissione di «esperti», che sarà costituita nei prossimi giorni, ma nel frattempo il governatore Roberto Formigoni ha lanciato un sondaggio sul proprio sito per chiedere ai navigatori la loro data preferita. Già sabato il Carroccio ha mugugnato sull'iniziativa del refedendum online, il capogruppo della Lega in consiglio regionale Stefano Galli ha espresso sul sondaggio «dubbi e riserve», ma si è rallegrato della vittoria (temporanea) del 29 maggio. I «dubbi e le riserve» si sono moltiplicate domenica, quando la classifica è cambiata e il 22 marzo sponsorizzato dal Pd ha preso il sopravvento. «Siamo sicuri - si chiede il consigliere regionale padano Massimiliano Romeo - che coloro che partecipano al sondaggio rappresentano la vera volontà dei lombardi? Ieri pomeriggio stravinceva il 29 maggio; dopo qualche minuto dall'intervento del mio capogruppo Galli, che criticava il sondaggio, i risultati sono mutati e il 22 marzo ha conquistato la cima della classifica».

Si vedrà; intanto Il testa a testa fra Legnano e Milano oscura le altre date inserite dal governatore nel ventaglio di opzioni: in pochissimi scelgono il 15 maggio (1796; ingresso di Napoleone a Milano), il 3 agosto (1778; inaugurazione della Scala) e l'11 luglio (1859; pace di Villafranca fra Napoleone III e Francesco Giuseppe, al termine della seconda guerra d'Indipendenza). Nessuno, poi, esprime la propria preferenza per il 3 settembre (1818; avvio del Conciliatore), forse perché nelle menti dei lombardi non è così vivo il ricordo della rivista anti-austriaca che ospitò gli interventi di Silvio Pellico e Giovanni Berchet.

Qualche voto in più arriva per il 7 dicembre, che però a Milano è già festa (Sant'Ambrogio): anche perché, e qui arriva il secondo problema, sono ancora da decidere le modalità della festa. Il Carroccio, che ha tuonato contro il 17 marzo che chiude gli uffici e le scuole una tantum, preme invece per «una festa con tutti i crismi» (parole del capogruppo Galli) che si traduca in un giorno di vacanza da lavoro e lezioni, mentre Roberto Formigoni ha precisato che ci sono «mille modi alternativi» per celebrare la ricorrenza. Bisognerà trovarne uno che soddisfi anche gli alleati leghisti.

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