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Questo articolo è stato pubblicato il 06 marzo 2011 alle ore 08:13.

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LONDRA. Non sarebbe bello se la Gran Bretagna tornasse a produrre, a fabbricare «cose vere»? Con questa domanda retorica il cancelliere George Osborne si è schierato ieri a favore di un «grande revival del settore manifatturiero» perché il settore finanziario ha mostrato i suoi limiti e i suoi problemi e quindi, ha detto,«non possiamo scommettere tutto sulla City».

Per contribuire a questo agognato "revival dell'economia reale" Osborne ha annunciato la creazione di dieci enterprise zones o incubatori di imprese. Si tratta di zone speciali dove i permessi saranno facilitati, le tasse saranno ridotte, le lungaggini burocratiche azzerate e la banda larga superveloce garantita: tutta una serie di incentivi mirati ad attrarre nuove imprese e a creare posti di lavoro. Il Governo investirà almeno 100 milioni di sterline nel progetto, che verrà realizzato in dieci zone nelle regioni centrali e settentrionali dell'Inghilterra, «trascurate negli ultimi dieci anni dai laburisti».

Gran parte della ricchezza del paese è concentrata a Londra e nella zona circostante la capitale, ma il Governo «affronterà i ritardi nei permessi, le nuove regole, la burocrazia e i costi che frenano le imprese e impediscono la creazione di posti di lavoro, non solo a Londra o nel Sud-Est ma in tutta la Gran Bretagna», ha promesso Osborne.

Nel suo discorso alla conferenza di primavera del partito conservatore del Galles, Osborne ha delineato i contorni della finanziaria 2011 che presenterà il 23 marzo. «Nel budget tra meno di tre settimane affronteremo le forze della stagnazione che ostacolano il successo e abbatteremo le barriere che impediscono alla Gran Bretagna di rialzarsi in piedi - ha dichiarato il cancelliere -. Il budget sarà spudoratamente pro-crescita, pro-imprese e pro-aspirazioni». Come gesto di solidarietà verso gli automobilisti sempre più tartassati dal prezzo del petrolio in forte ascesa, Osborne ha lasciato intendere che abolirà il previsto aumento delle accise sul carburante che dovrebbe scattare in aprile. «Vi ascolto e farò tutto il possibile per aiutarvi - ha detto il cancelliere -. ma non metterò in pericolo la stabilità economica o le finanze pubbliche».

Osborne ha cercato così di rispondere alle frequenti critiche che il Governo ha puntato tutto sui tagli alla spesa pubblica per ridurre il deficit ma non ha un programma positivo di rilancio dell'economia. Critiche che non sono giunte solo dalle fila dell'opposizione laburista: Richard Lambert, il direttore generale uscente della Cbi, la Confindustria britannica, nel suo discorso di commiato ha accusato il Governo di coalizione di non avere un progetto per l'economia e di avere «preso decisioni per ragioni politiche senza curarsi dei danni che causano alle imprese».

Altri critici ieri hanno ricordato che Osborne sta solo riciclando una vecchia idea che peraltro non ha funzionato in passato: a partire dagli anni Ottanta infatti l'allora premier Margaret Thatcher e il successore John Major avevano lanciato ben 38 enterprise zones in zone depresse del paese, che però sono costate molto allo stato e hanno prodotto poche storie di successo. Secondo alcuni economisti inoltre 100 milioni in quattro anni sono troppo pochi: il Governo spende 120 milioni al giorno solo in interessi sul debito pubblico. Osborne ieri ha anche ribadito la sua convinzione che i drastici tagli alla spesa non solo fossero indispensabili, ma che abbiano anche evitato un possibile downgrading del credito sovrano e salvato la reputazione della Gran Bretagna sui mercati finanziari. Senza il programma di rigore del Governo, ha detto il cancelliere, il Paese avrebbe potuto avere bisogno di un pacchetto di aiuti internazionali: «Ora saremmo in coda dietro l'Irlanda e la Grecia».

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