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Questo articolo è stato pubblicato il 08 marzo 2011 alle ore 19:25.

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Donne nella mischia: l'Italia del rugby che vinceDonne nella mischia: l'Italia del rugby che vince

Castrogiovanni e Parisse a spiegare davanti a microfoni e taccuini i perché e i percome dell'ennesima onorevole sconfitta del derby azzurro, quella contro il Galles, e ad avvisare il mondo ovale tricolore che contro la Francia, sabato prossimo al Flaminio, saranno 80 minuti di sofferenza pura. Ma c'è un'Italia del rugby che nel 'suo' Sei Nazioni vince, e convince. E la Nazionale femminile guidata da coach Andrea Di Giandomenico. Domenica scorsa, a La Spezia le ragazze guidate da capitan Paola Zangirolami hanno piegato proprio le gallesi, già sconfitte un anno fa in trasferta, dopo un torneo segnato anche dal prestigioso pareggio con le scozzesi. Insomma, c'è chi il problema di evitare il cucchiaio di legno l'ha già risolto, e nel migliore dei modi....

Fango e rimmel - Passione, voglia di vincere, mischie, touche, mete. Tutti elementi che uniscono le due metà del cielo ovale azzurro. Ma è pur vero che attenzione mediatica, partecipazione dei tifosi, popolarità, sorridono finora soprattutto agli uomini. Alle ragazze, allora, la soddisfazione di doversi accontentare dei risultati: «Se possiamo dare qualche consiglio utile a Nick Mallett e ai suoi ragazzi non ci tiriamo indietro!», scherza Silvia Gaudino, alter ego in rosa di Sergio Parisse, cioè "numero 8" delle azzurre e del Rugby Monza.

Mete in rosa – Visitare il campo dove le ragazze del Rugby Monza si allenano è un'esperienza preziosa per provare a capire cosa vuol dire essere donna e amare il rugby in Italia. Ragazze che arrivano, borsoni in spalla, alla spicciolata verso le 8 di sera, per l'abituale allenamento. Prima, per tutte, c'è stata l'abituale giornata di studio o di lavoro. Insomma, la passione ovale è trasversale e comune tra chi magari ripensa a schemi e placcaggi durante la lezione di greco o latino (le giovanissime che si stanno affacciando ora alla prima squadra) e chi, come Silvia, riesce a prender parte all'allenamento dopo un'estenuante trattativa col proprio datore di lavoro, che lentamente si sta convertendo all'amore per il rugby: «A forza di parlargli di partite e mete, l'ho quasi convertito...Ha promesso che presto verrà a vedermi!», racconta divertita Silvia. Ma come è nata questa passione? Interviene subito mamma Daniela, dirigente della società: «Il grande appassionato in casa è mio marito Carlo (presidente del Rugby Monza, ndr) : sempre a parlare del rugby, da mattina a sera. Prima ho ceduto io, poi Silvia a voluto provare.... Pensavamo che dopo le prime botte in allenamento avrebbe mollato, e invece... Siamo arrivate fin qua, alla maglia azzurra e al Sei Nazioni! Che gioia battere due volte le gallesi! Ma l'emozione più bella è stata calpestare l'erba e giocare a Twickenham contro le inglesi: da brividi!».

Fidanzati balia - L'amore per la palla ovale cambia anche i rapporti di forza con l'altro sesso. Il sabato o la domenica sono i mariti e i fidanzati ad accompagnare le atlete alla partita, a incitarle dalla tribuna, a fare spesso da balie per i neonati o i bimbi, che magari un giorno seguiranno la passione... delle mamme. Ma come spiegare al proprio fidanzato che piuttosto che la danza o la pallavolo, si è scelto proprio il rugby come sport da praticare? «Per me è stato facile: sono fidanzata con un rugbysta, e ci siamo conosciuti proprio al campo d'allenamento!», spiega Silvia Gaudino. «Le vere difficoltà sono nel coniugare sport e lavoro, per il resto i ragazzi hanno capito in fretta che era meglio non ostacolare queste ragazze determinatissime: c'era il rischio di rimediare qualche placcaggio di quelli tosti!», chiarisce mamma Daniela.

Pendolare agli antipodi – C'è chi poi, per amore di rugby, famiglia e maglia azzurra, non esita a dividere la sua vita tra due Continenti agli antipodi. È il caso di Giuliana Campanella, 35 anni, messinese, terza linea della Nazionale. Giuliana è sposata con un rugbysta neozelandese, ha due figli e vive e gioca ad Auckland per buona parte dell'anno. Poi però, quando arriva la convocazione per la Nazionale, torna in Italia per prendere parte al Sei Nazioni. «In Nuova Zelanda il rugby è vita e cultura – ci racconta-: gli All Blacks e le Black Ferns (la Nazionale femminile vincitrice delle ultime quattro coppe del mondo, ndr) sono ammirati da tutti, ma al tempo stesso sono campioni che fanno dell'umiltà e del duro lavoro le basi del loro successo». E per te è stato facile inserirti e trovare spazio sul campo di gioco? «All'inizio erano un po' prevenuti, neanche sapevano che in Italia si giocasse a rugby femminile... Ma sono bastati un paio di placcaggi per meritarsi posto in squadra e il rispetto di tutti.... Certo il pareggio della nostra Nazionale di calcio, proprio con la Nuova Zelanda agli ultimi Mondiali di Sudafrica 2010 non mi ha aiutato: quante prese in giro!», sorride Giuliana. «Ora il paese, pur provato dal tragico terremoto di Christchurch, è in fibrillazione per la Coppa del Mondo che si giocherà proprio in Nuova Zelanda nel prossimo autunno: è già tutto pronto, e per le strade non si parla d'altro!». Ma pensi che qualcuna delle tue compagne di Nazionale potrebbe giocare nel campionato neozelandese? «Sicuramente sì! Anzi, le candidate non mancano. Mi sa che il prossimo anno dovrò ospitarne qualcuna a casa mia a Auckland....». Prima però, c'è la sfida con la Francia a cui pensare: appuntamento domenica, alle 14.30 a Benevento.

Dario Ricci racconta storie di sport nel programma "A bordo campo" in onda su Radio 24 il sabato alle 6.30 e la domenica alle 14.30

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