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Questo articolo è stato pubblicato il 09 marzo 2011 alle ore 07:50.

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Nella Lega è lotta sul fronte VenetoNella Lega è lotta sul fronte Veneto

di Lina Palmerini
Una delle discussioni/liti nel consiglio federale dell'altroieri è stata sul Veneto. Nel Carroccio si è fatto di tutto per non far trapelare la notizia di un partito spaccato ma le divisioni ormai diventano più frequenti e più note. Il tema è sempre quello: il controllo del partito guardando in prospettiva alla successione di Umberto Bossi. E così la guerriglia, per ora, è tutta sul controllo dei territori, soprattutto quelli che pesano di più nella geografia leghista.

Partenza in salita per il federalismo regionale (di E. Bruno, R. Turno)

Ed è sul fronte Veneto che di nuovo si sono fronteggiate le due squadre avverse che si combattono nella Lega: quella del "cerchio magico" di chi vive a più stretto contatto – soprattutto fisico – con Umberto Bossi (Federico Bricolo, Marco Reguzzoni, Rosi Mauro) e quella dell'asse a tre Maroni-Calderoli-Giorgetti.

L'obiettivo, lunedì sera, era indebolire Flavio Tosi, il potente e popolare sindaco di Verona, alleato del ministro dell'Interno e pronto a scalare i vertici del partito in Veneto. Una minaccia per il "cerchio magico", che attraverso Federico Bricolo ha proposto in consiglio federale il "commissariamento" del partito provinciale veronese. Dunque togliere di mezzo il segretario provinciale e deputato, Matteo Bragantini (che è un uomo di Tosi), per mandare come "commissario" Alessandro Montagnoli, deputato vicino a Marco Reguzzoni, di cui è anche vice al gruppo della Camera. Un chiaro segnale per indebolire il potere di Tosi e frenare la sua scalata per la guida del Veneto oggi affidata a Gian Paolo Gobbo. Il sindaco di Verona è finito nel mirino del "cerchio magico" non solo per il suo potere crescente ma per l'asse che ha stretto con Maroni, come si è visto nella partita giocata insieme su Unicredit.

È noto che in Veneto sono due gli uomini forti pronti ad assumere il controllo della regione ormai "dominata" dal sole della Padania: Flavio Tosi e Luca Zaia. Bene, anche se Zaia non è parte integrante del "cerchio magico", è naturale che non disdegni le sponde che gli possono arrivare da uomini di punta di quella squadra come Bricolo o Reguzzoni. E dunque sta a guardare. Sta a guardare l'esito di questa partita che rischia di diventare la battaglia per eccellenza nel Carroccio. Già perché al momento è tutto formalmente – ma solo formalmente – sospeso. Umberto Bossi nel consiglio federale di lunedì sera ha fermato il commissariamento e rinviato il congresso provinciale veronese, ma le grandi manovre continuano.

Anche perché finora è stato grazie a "commissariamenti" che il "cerchio magico" è riuscito a spuntare il controllo su territori come quello della Liguria o dell'Emilia-Romagna. È stato Bossi a dare "mandato" a Rosi Mauro sul partito ligure ed emiliano: due territori che infatti sono finiti nella sfera d'influenza di Reguzzoni-Bricolo. Tutti posizionamenti per scalare il partito da dentro e arrivare a combattere la battaglia della successione a Bossi.

Anche le amministrative diventeranno una guerra di posizionamento. Il 15 maggio, primo turno di elezioni, non ci sarà solo il derby del Nord – Lega-Pdl – ma anche quello più interno tra le due fazioni leghiste. Già ieri lo stop di Umberto Bossi su Matteo Salvini vicesindaco a Milano – «a naso non credo sarà lui, e Renzo deve studiare» – è sembrato un altro snodo della lotta interna visto che lui è "inviso" a Reguzzoni. Ma la lettura delle parole del Senatur su Salvini è stata triplice: una dice che l'altolà c'è stato perché è il consiglio federale che deve ancora decidere; l'altra vuole che invece l'abbia spuntata Reguzzoni; l'ultima chiave di lettura è che in realtà c'è un outsider, Igor Iezzi, segretario provinciale milanese che potrebbe ricoprire quel ruolo. L'altra partita sarà su Mantova dove è su Gianni Fava, deputato di punta vicino a Maroni, che la Lega scommette per espugnare la roccaforte rossa.

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