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Questo articolo è stato pubblicato il 09 marzo 2011 alle ore 18:27.

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L'international Institute for Strategic Studies rende noto il primo rapporto accurato sugli arsenali dei governativi e dei rivoltosi libici, almeno per quanto riguarda i mezzi da combattimento, le munizioni, i velivoli e i carri armati. Valutazioni rese possibili dall'accesso alle analisi eseguite sulle immagini raccolte dai satelliti spia (il cosidetto ImInt Imagery Intelligence) che, in vista di un possibile intervento militare internazionale, gli anglo-americani stanno impiegando per setacciare la Libia alla ricerca di informazioni utili circa la consistenza e la posizione delle forze in campo.

Il rapporto dell'istituto londinese sottolinea che le immagini raccolte confermano come il maggior numero di mezzi e quelli più recenti e di migliore qualità siano schierati intorno a Tripoli, Sirte, Misurata. Questo vale per i velivoli da attacco Sukhoi 22 ee Sukhoi 24, Mig 23 e Mig 21, per gli elicotteri da trasporto CH-47 e da attacco Mi-25 (recentemente ammodernati rispettivamente in Italia e Sud africa) per i carri armati T-72 e T-62, per i cingolati da combattimento BMP-1 e i semoventi d'artiglieria 2S1. Mezzi di origine russa come quelli, più vecchi, in dotazione ai reparti militari schierati nella Cirenaica dei quali Gheddafi non si è mai fidato. La ricognizione satellitare mostra grandi differenze anche nelle condizioni di vivibilità tra le basi militari dell'ovest e orientali. Le prime dispongono di ottime infrastrutture, depositi e alloggi ampi e ben curati mentre le seconde sono in pessime condizioni di manutenzione e offrono condizioni peggiori di vita al personale. Il gap tra i due contendenti non riguarda solo la qualità dei mezzi ma anche la quantità e le condizioni logistiche. Molti degli obsoleti carri armati T-55 dei due battaglioni corazzati ammutinatisi a Bardia e dei reparti meccanizzati passati ai ribelli a Tobruk e Bengasi sono in pessime condizioni e non sono disponibili gli autocarri pesanti necessari a trasportarli sulla linea del fronte, tra Ras Lanuf e Bin Jawad. Quasi tutti i mezzi aerei operativi sono schierati negli aeroporti intorno a Sirte e Tripoli mentre i fedelissimi di Gheddafi dovrebbero controllare anche la grande base aerea logistuca di Hun, situata in pieno deserto 280 chilometri a sud di Sirte dove sono ubicati i depositi di armi dell'aeronautica e della difesa aerea.

I ribelli non sembrano disporre di velivoli oppure non sono in grado di far volare gli aerei rimasti sulla grande base aerea Nasser, 16 chilometri a sud di Tobruk (l'ex aeroporto britannico di el-Adem) situato comunque a grande distanza dall'area dei combattimenti. Le osservazioni del rapporto dell'IISS potrebbero spiegare le dichiarazioni di Mustafa Gheriani, il portavoce del Consiglio Nazionale libico, riunitosi oggi per la prima volta a Bengasi. "Ci ricorderemo di chi sono stati i nostri amici e li ricompenseremo adeguatamente" ha detto Gheriani sottolineando come il Paese sia ricco di risorse e chiedendo "che la comunità internazionale riconosca il Consiglio e non trattasse più con Gheddafi". Il portavoce si è poi detto favorevole alla creazione di una no-fly-zone precisando che "abbiamo bisogno di tutto eccetto che di truppe terrestri".
Le carenze dei ribelli non riguardano però solo la componente aerea. Come hanno ammesso esponenti del Consiglio di Bengasi il 60 per cento dei combattenti sono civili che impugnano un kalashnikov da pochi giorni e solo il 40 per cento è composto da militari ribellatisi al regime. Sabotaggi degli uomini di Gheddafi in ritirata e difficoltà tecnico-logistiche impediscono ai ribelli di trasferire le batterie di missili antiaerei verso le zone dei combattimenti per offrire copertura ai combattenti esposti ai raids aerei governativi. Le stesse problematiche si riscontrano per l'artiglieria e i mezzi pesanti.

Di fatto la prima linea dei rivoltosi è alimentata dai magazzini di Agedabia e da quanto rimane di quelli di Ar Rajmah, vicino a Bengasi, in gran parte distrutti nei giorni scorsi da una serie di esplosioni attribuite a un sabotaggio.
Depositi in grado di fornire fucili, mitragliatrici, mortai leggeri e lanciagranate, peraltro le uniche armi impiegabili da personale addestrato in modo sommario in grado di costituire solo una forza leggera.
Le stesse carenze evidenziate dall'IISS impedirebbero di impiegare i lanciarazzi multipli BM-21 (katyusha) presenti in gran numero in un deposito, rimasto intatto, nei pressi di Bengasi. Le armi più pesanti in dotazione ai rivoltosisono i cannoncini antiaerei da 23 millimetri ZSU e i lanciarazzi multipli Type 63 nordcoreani mentre carenze crescenti si registrano anche per quanto riguarda i rifornimenti di carburante per i mezzi, soprattutto autocarri e pick-up armate con mitragliatrici. Evidente anche l'assenza di una reale struttura di comando e controllo, senza la quale i riibelli combattono a piccoli gruppi, privi di coordinamento e di ordini anche perché stenta a decollare un organismo che unisca i diversi comitati di rivoltosi come sottolinea il New York Times.

La disponibilità di veicoli per lo più civili obbliga poi i ribelli a utilizzare la strada costiera esponendoli ad attacchi dai fianchi condotti dai governativi attraverso le piste del deserto impiegando le stesse tattiche utilizzate 70 anni or sono dalle armate italo-tedesche e britanniche che si fronteggiarono in Libia tra il 1940 e il 1943.
Secondo il rapporto le forze governative non hanno impiegato finora la loro superiorità in mezzi e addestramento e risentirebbero di un morale più basso rispetto agli insorti. Ipotesi che potrebbe spiegare i successi solo marginali conseguiti finora nella controffensiva degli uomini di Gheddafi.

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