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Questo articolo è stato pubblicato il 09 marzo 2011 alle ore 13:54.

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Gianfranco Micciché il siciliano sempre controcorrente (Fotogramma)Gianfranco Micciché il siciliano sempre controcorrente (Fotogramma)

Non è certo un uomo dalle mezze misure. Di Ignazio La Russa, collega del Pdl, si lasciò scappare che «è volgare e violento. Un fascista autentico». Salvo poi recapitargli le sue scuse. E non fu certo più tenero poi con il governatore della Sicilia, Raffaele Lombardo, con cui ha vissuto alti e bassi politici. «Lombardo è psichiatra. Ma dovrebbe andarci lui dallo psichiatra. Pensa sempre che qualcuno voglia ucciderlo, prima l'Udc, poi il Pdl, ora io». Quel che è certo è che Gianfranco Micciché, classe 1954, sottosegretario palermitano con delega al Cipe, minaccia ora di uccidere il governo di Silvio Berlusconi.

Colui al quale l'ex ministro e già presidente del parlamento siciliano (dove ci si fregia del titolo di deputati) riservò queste parole appena qualche mese fa. «Silvio, ti voglio un bene bestiale, ma la nostra fedeltà non è infinita. Mettici nelle condizioni di stare con te o saremo contro di te». E adesso il sottosegretario promette di passare dalle parole ai fatti dopo il decreto «ammazza green-economy» (il copyright è del suo partito) varato pochi giorni fa dal governo.

Dall'amicizia con la Prestigiacomo al "cappotto" del 2001
Qualcuno mormora che dietro la sua battaglia ci sia l'antica amicizia con il ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, altra isolana doc. Che sulle rinnovabili si è spesa fino allo stremo per salvare la baracca e che è stata a un passo dal matrimonio (politico) con il sottosegretario. Capace in parlamento di creare una pattuglia significativa in tempi di numeri risicati (sei deputati e tre senatori), ma soprattutto artefice di una nuova creatura, "Forza del Sud", che fin dal nome richiama vecchi e gloriosi trascorsi. Perché Gianfranco, del Cavaliere, è stato uno dei collaboratori più fidati. Passato da Lotta Continua a Publitalia grazie al sodalizio con Marcello Dell'Utri, che lo portò nell'azienda del premier dove divenne direttore della sede di Palermo e poi di Brescia. Da qui il salto nella politica perché il decisionismo di quel siciliano colpì moltissimo il presidente del consiglio, al punto che nel 1993 Berlusconi in persona gli affidò la missione di creare Forza Italia in Sicilia. Poi fu un crescendo, con l'ingresso alla Camera nel '94 e la poltrona di sottosegretario ai Trasporti nel primo governo Berlusconi, che lo avrebbe poi promosso viceministro dell'Economia e titolare del dicastero dello sviluppo e della coesione territoriale. Fiducia ripagata con il "cappotto" del 2001 quando l'allora Casa delle Libertà sbaragliò l'opposizione alle politiche in tutti i 61 collegi dell'isola.

Qualche ombra nell'ascesa del sottosegretario
Insomma, un'ascesa continua, interrotta solo da qualche ombra: la sconfitta alle amministrative del '97 (quando Leoluca Orlando gli soffiò la poltrona di sindaco di Palermo) e un passato in cui è stato «assuntore di cocaina» (come si definì lui stesso dopo essere stato tirato in ballo, quando era ancora in Publitalia, in un'inchiesta sul traffico di stupefacenti a Palermo. E il suo nome tornò anche nel 2002 in un'altra indagine romana sul traffico di droga destinata ai vip). «Consumare droga - ammise in un'intervista di qualche mese fa - fu un'assoluta merdata, ho sbagliato. Grazie a Dio ora sono lontanissimo da quel mondo». Sempre schietto, dunque, anche a costo di sollevare polemiche. Come nell'ottobre del 2007, davanti all'intitolazione dell'aeroporto di Palermo ai giudici Falcone e Borsellino. «Che immagine negativa - disse - trasmettiamo subito col nome dell'aeroporto». Poi quando la sorella del magistrato ucciso dalla mafia, Maria Falcone, gli fece notare con fermezza che l'aeroporto non era dedicato a Riina e Provenzano, «ma a due eroi italiani che credevano nel riscatto della nostra terra», Micciché si scusò per la «frase infelice» dopo critiche feroci e la richiesta di dimissioni dall'Ars.

Il rimbrotto del premier sulle cravatte arancioni
Lui, però, ha tirato dritto capitalizzando il suo consenso per far nascere il suo partito. «Credo che i terroni siano meglio dei polentoni - annunciò in un teatro stracolmo il 31 ottobre scorso, nel giorno del battesimo della sua nuova creatura -. Noi abbiamo dietro la Magna Grecia, loro gli Unni. Loro hanno le paludi nebbiose, noi il sole e i colori». Che ama al punto che, per lanciare Forza del Sud, ha scelto un arancione sgargiante tanto da meritarsi perfino il rimbrotto bonario del Cavaliere quando con la sua pattuglia di parlamentari si presentò a palazzo Grazioli con pochette e cravatte arancio. «Ma che cravatte vi siete messi?», fu l'esordio del premier più incline ai toni scuri. Ma Miccicchè è così: sempre controcorrente, perfino negli accostamenti.

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