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Questo articolo è stato pubblicato il 09 marzo 2011 alle ore 17:56.

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Umberto Bossi con Matteo Salvini aspirante più accreditato come vicesindaco della Lega a Milano (Olycom)Umberto Bossi con Matteo Salvini aspirante più accreditato come vicesindaco della Lega a Milano (Olycom)

Chi l'avrebbe mai detto che individuare un vicesindaco leghista per Milano fosse così complicato. Umberto Bossi raffreda gli animi sulle ipotesi che indicavano tra i candidati suo figlio Renzo o Davide Boni e stoppa anche Matteo Salvini, l'aspirante più accreditato. A chi gli domanda se il futuro vice Moratti possa essere l'eurodeputato e consigliere comunale risponde gelido con un: «A naso non penso proprio». E ora tra i possibili candidati spunta anche Igor Iezzi, attuale segretario provinciale.

Matteo Salvini non si scompone. «Non ne ho parlato con Bossi», racconta, «l'ho letto sui giornali». In ogni caso, chiarisce «non è una vicenda che mi abbacchia particolarmente, continuo a lavorare come ho sempre fatto e non cerco retroscena». Anche perché la partita su Milano ancora non è chiusa, «dobbiamo vincere e non c'è nulla di scontato». Insomma la questione del vicesindaco si porrà una volta che la coalizione Pdl-Lega avrà vinto, anche perché «i milanesi votano in base alla città che hanno e dobbiamo fare di più su traffico, parcheggi, viabilità e ambiente». Sul vicesindaco poi «decide Bossi, come è sempre stato». E al capo Salvini si ripromette «di portare in dote quello che finora abbiamo fatto su Milano». Come dire: nessuna resa.

Igor Iezzi smorza ogni ipotesi di essere lui il candidato a fare da vice alla Moratti. «Non sono nemmeno consigliere comunale, sarebbe difficile». Quello di Bossi, secondo il segretario provinciale del Carroccio, non è uno stop a Salvini ma alle illazioni politico-giornalistiche. Perché «tutto nasce dal presupposto che in Lega si stia parlando di chi farà il vicesindaco, invece noi siamo impegnati sul programma e sulla campagna elettorale». Insomma «non ci sono scazzi né insulti, perché di questo non abbiamo ancora discusso tra noi e nemmeno con il Pdl, con il quale stiamo invece parlando delle liste che sostengono la Moratti». Quindi «nessuna discussione sulle 'cadreghe'. E poi non siamo noi a dire che la Lega deve avere il vicesindaco, ma i cittadini che ci danno più voti rispetto a cinque anni fa». Ogni decisione perciò sembra rinviata a dopo il voto.

La questione però resta aperta, Bossi sembra voler prendere tempo e contemporaneamente smorzare le ambizioni di Salvini, a cui alcuni imputano di aver alzato troppo la testa. L'europarlamentare, pur essendo considerato un 'maroniano', è sempre stato molto vicino al Senatur, tanto da sembrarne quasi un figlio, ma a qualcuno nel Carroccio tanto attivismo forse non è piaciuto. Spesso si parla dei rapporti non idilliaci con Marco Reguzzoni (presidente dei deputati leghisti) e c'è chi attribuisce a Salvini un'eccessiva influenza nel movimento giovanile. Del resto nella Lega le correnti di fatto non esistono perché non si sono mai formalmente palesate (come accadeva nel vecchio Pci) e ora la mossa di Bossi sembra legata proprio ai movimenti interni al partito. È un segno di come sotto l'unanimità di facciata crescano rivalità interne, con il capo che appare sempre più arroccato nella cerchia dei suoi fedelissimi.

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