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Questo articolo è stato pubblicato il 09 marzo 2011 alle ore 11:36.

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Scontri al Cairo tra copti e musulmani: 10 morti e 110 feritiScontri al Cairo tra copti e musulmani: 10 morti e 110 feriti

Sono 13 le vittime le vittime dei violenti scontri avvenuti in nottata tra copti e musulmani in un quartiere a maggioranza cristiana del Cairo, mentre il numero dei feriti è arrivato a 140. Le violenze sono scoppiate nel quartiere di Moqattam, nella zona orientale della capitale egiziana, a maggioranza cristiana, e nelle aree vicine di Citadelle e Sayyeda, dopo che un gruppo di copti è sceso in strada per manifestare contro l'incendio di una chiesa avvenuto sabato nella regione di Hekwan, a sud del Cairo.

Gli aggressori sono fondamentalisti islamici
«Tutte le vittime sono morte per colpi d'arma da fuoco», ha dichiarato il sacerdote Semaane Ibrahim precisando che gli incidenti sono stati innescati da "violenti" e "salafisti", islamici fondamentalisti. Secondo padre Ibrahim gli assalitori hanno lanciato bottiglie Molotov contro le abitazioni e hanno appiccato il fuoco a magazzini e negozi. Un altro sacerdote, Boutros Rouchdi, ha riferito di aver contato sette morti tra i copti e uno tra i musulmani mentre cercava di difendere i suoi vicini cristiani.

Reportage da Garbage City, dove i cristiani copti sopravvivono riciclando rifiuti (di Francesca Marretta)

I musulmani accusano il partito di Mubarak
I Fratelli Musulmani, dal canto loro, accusano il partito dell'ex presidente Mubarak e la Sicurezza di Stato, il servizio investigativo del ministero dell'interno, di essere all'origine degli scontri. La denuncia arriva dalla guida suprema dei Fratelli Musulmani, Mohamed Badie, che invita il popolo egiziano a «raccogliersi dietro le forze armate». Badie spiega che «i tentativi dei residui del vecchio regime, il Partito nazionale democratico (Pnd) e la Sicurezza di Stato, di riaccendere le discordie in questo delicato momento sollecitano tutti a proteggere lo stato e le sue istituzioni, a rispettare la legge ed a esporre pacificamente le proprie legittime rivendicazioni».

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