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Questo articolo è stato pubblicato il 10 marzo 2011 alle ore 19:54.

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Trasformare le imminenti elezioni amministrative in occasione per dare «una spallata» al governo guidato da Silvio Berlusconi. È questo l'obiettivo principale dell'assemblea nazionale degli amministratori del Partito Democratico che in due giorni traccerà le linee guida in vista del voto. Presenti quasi tutti i candidati del centrosinistra nelle 11 Province e nei 30 Comuni capoluogo, che venerdì si riuniranno nell'assemblea plenaria, dall'ex segretario Ds Piero Fassino in corsa a Torino, a Giuliano Pisapia che a Milano sfida Letizia Moratti. Sull'assemblea arriva come una doccia fredda, la battuta di Sergio Chiamparino secondo il quale il Pd non ha futuro, frase poi corretta dal diretto interessato.

Al sindaco di Torino nel backstage del programma di Radio2 'Un Giorno da Pecora' è stato chiesto: che futuro ha il partito democratico? «Sono in un periodo di pessimismo, quindi vi rispondo negativamente: il Pd non ha futuro», ha risposto secondo il comunicato diffuso dai responsabili della trasmissione. In serata però Chiamparino precisa il «vero senso» della battuta pronunciata al di fuori del programma, salutando i conduttori: «Il Pd così com'è rischia di non avere futuro».
Dispiaciuto per questa affermazione (così come formulata nella nota diffusa da Radio2, ndr) si è detto Maurizio Migliavacca. «Chiamparino ha esperienze politiche e di governo importanti, tali da poter dare una mano al Pd a svolgere la funzione che, con efficacia, sta già assolvendo, parlare agli italiani per dare risposte serie ai problemi della crescita, del lavoro e della democrazia», sottolinea il responsabile della segreteria del partito. Che prosegue: «Spiace quindi ascoltare battute che, ad ogni occasione, creano disorientamento e non aiutano il lavoro di ricostruzione di cui ha bisogno il paese e di cui il Pd è protagonista».

Quanto alle alleanze, ribadisce il sindaco di Torino «se si andasse a votare oggi, l'unica possibile sarebbe quella che comprende Partito Democratico, Italia dei Valori e Sinistra e Libertà». Quindi no alla coalizione con Casini e Fini. «A me non andrebbe bene», dice Chiamparino. E Bersani? «Lui si candidi a portare avanti un progetto che parli al paese, e io gli darò una mano nel mio piccolo».

Sarà proprio Pier Luigi Bersani a concludere domani la due giorni di lavori dell'assemblea degli amministratori democratici a Milano, il cui slogan è 'Oltre gli steccati c'è la tua città, c'è il tuo Paese'. Un modo, spiega il responsabile per gli enti locali Zoggia, «per dire agli elettori che quando si vota per un Comune o per una Provincia si vota anche per il Paese. Questa è la prima volta in cui gli italiani - osserva ancora Zoggia - hanno la possibilità di esprimersi dopo le traversie del governo Berlusconi e quindi chiediamo loro di esprimersi per il buon governo, per i candidati del centrosinistra, ma anche per dare una spallata a questo esecutivo».

Il federalismo è uno dei temi principali. «Dall'assemblea - spiega il segretario lombardo Maurizio Martina - viene un messaggio forte ai cittadini del Nord: il centrodestra ha fallito alla prova della modernizzazione dello Stato. La Lega ha fallito la prova del federalismo e si è visto sui decreti attuativi con meno risorse, meno servizi e una situazione che ha cambiato la vita dei cittadini». Sul federalismo regionale, il Pd dice di essere pronto «al confronto sul merito» e conferma le critiche a quello municipale. La scelta di tenere l'assemblea nel Comune di Milano? Ha anche un motivo simbolico, sottolinea Martina: «Milano è contendibile, è una sfida aperta».

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