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Questo articolo è stato pubblicato il 10 marzo 2011 alle ore 06:40.

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I timori della Lega sulle difficoltà che la coalizione di governo rischia di incontrare in Parlamento, con numeri ancora troppo risicati, hanno trovato conferma ieri alla Camera, dove la maggioranza ha dovuto registrare un nuovo "incidente" di percorso. L'aula di Montecitorio ha infatti approvato con nove voti di scarto la richiesta del Pd, appoggiata da Idv e Fli, di rimandare in commissione per un ulteriore approfondimento la proposta di legge promossa dal Carroccio per favorire l'accesso al corpo degli alpini ai residenti nelle regioni in cui le penne nere prestano abitualmente servizio (l'Arco alpino, e quindi tutte le regioni del Nord, oltre all'Appennino tosco-emiliano, all'Abruzzo e alla provincia di Isernia).
Il provvedimento, a prima firma del deputato leghista Davide Caparini, prevede che, per incentivare il reclutamento degli alpini nelle loro tradizionali aree operative, le regioni e gli enti locali interessati possano prevedere anche particolari benefici fiscali e assistenziali. L'obiettivo è riequilibrare la composizione geografica delle truppe degli alpini, oggi composta quasi al 70% da soldati provenienti dal Sud. All'articolo 3 la proposta coinvolge anche l'associazione nazionale alpini, destinandole per questo nuovo compito un apposito fondo di 200mila euro l'anno.
Grande il disappunto della Lega, per uno stop a una legge che le sta particolarmente a cuore provocato dalle assenze di deputati del Pdl e tra le fila del governo. Al momento del voto la maggioranza infatti è mancata. Ci sono stati vuoti tra i banchi del Pdl e semivuoto («diversamente da quando si vota per salvare Berlusconi», commenta Antonello Giacomelli del Pd) è quello del governo, presidiato solo dai ministri Matteoli e Vito e dai sottosegretari Cossiga e Martini. Il capogruppo del Pd Dario Franceschini ha così avuto gioco facile nel commentare che «il voto di oggi ha dimostrato che la maggioranza in aula è in grado di esserci solo per i voti di fiducia e per i provvedimenti che riguardano i processi di Berlusconi».
Durissima la reazione del Carroccio, che ora minaccia future ritorsioni. «Chi non ha voluto discutere il provvedimento sugli alpini abbia almeno la decenza di non presentarsi più di fronte ai militari. Oggi c'e stato un tradimento per migliaia di ragazzi che svolgono il loro dovere con abnegazione e altissimo senso di solidarietà», è sbottato Caparini, bollando il voto dell'opposizione come «ipocrita e strumentale». Per due anni in commissione, accusano i leghisti, l'opposizione è rimasta in silenzio e non ha presentato alcuna modifica o legge alternativa. L'incidente d'aula «è del tutto pretestuoso». Il Pdl minimizza, assicurando che quella di ieri è solo una «breve battuta d'arresto» e confermando il proprio impegno per approvare rapidamente la legge.
Ma il Pd non ci sta. Questa legge, ha spiegato Ettore Rosato, «finisce con il determinare differenziazioni e pregiudizi tra militari di serie A e B». E anche Fli fa sentire la sua voce: «Valorizzare la specificità dell'identità degli alpini significa dare una risposta concreta anche ai tanti meridionali che oggi sono costretti a prestare servizio per necessità e non per vocazione», sostiene Gianfranco Paglia, secondo cui «rispedire in commissione la proposta di legge è una scelta di responsabilità».
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